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Legge insieme a noi... Antonio Ferrara

Antonio Ferrara non ha bisogno di presentazioni. Uno scrittore per ragazzi che fa, come dice sempre lui, educazione sentimentale attraverso la letteratura per l’infanzia. I suoi libri portano i ragazzi al centro dell’attenzione e trattano temi non facili. Nella sua biografia sottolinea sempre il suo lavoro in una comunità per minori. 


Quanto di te e di quei 7 anni di lavoro in comunità sono incisi nei tuoi libri?
Praticamente tutto. In quel periodo facevo soltanto l’illustratore, ma il contatto con ragazzi dalle storie complicate mi ha spinto a provare a raccontarle.


Foto di Marianna Cappelli 
Uno stile particolare, racconti in prima persona e capitoli corti, veloci. Ci racconti il perché di questa scelta?
L’idea è di rendere la voce verosimile, credibile, “autentica”. Il linguaggio è una sorta di “parlato-scritto”, dal ritmo sincopato, secco e poi improvvisamente tumultuoso. Il risultato dovrebbe suonare antiletterario, puro.

L’ultimo arrivato, “Vivavoce” inaugura una nuova collana: Einaudi ragazzi di oggi. Il protagonista, Lucio, lascia la scuola ma non i libri, diventando un lettore volontario. Come sono i ragazzi di oggi? E come vedi i ragazzi a scuola?

Legge con noi... Emanuela Bussolati



Non potevamo che aspettare una giornata di sole per chiacchierare con Emanuela Bussolati. Dolce, luminosa e rinfrescante come una giornata di primavera passata in campagna.
I suoi progetti editoriali e le sue illustrazioni sono nelle librerie di ogni piccolo lettore e si riconoscono tutte per il suo tratto felice.
Doppio premio Andersen per Tararì Tararera e come autrice nel 2010 e 2013, è stata in passato direttrice editoriale di Piccoli e La Coccinella e responsabile della collana Zerotre di Panini (Premio Andersen anche qui, nel 2009, come miglior progetto editoriale).

"Mallko y Papá" de Gusti Rosemffet (e Mallko)


Qualche giorno fa Gustavo Rosemffet condivideva su facebook 
un articolo scritto per il giornale "La Voz"
Da quando Valeria ha seguito la sua conferenza a Bologna 
non vedevamo l'ora di presentarvelo, 
quindi ho colto l'occasione al volo 
e gli ho scritto in privato chiedendo il permesso 
di tradurre questa bellissima intervista 
perché anche voi poteste leggerla. 
Con l'augurio che presto potremo anche avere questo libro in Italia 
vi lascio alle sue parole! 

Ana



Gustavo Rosemffet: il modo di vedere la vita cambiò. 
Lui è uno degli illustratori più importanti del mondo ispano-parlante e ha scritto e illustrato "Mallko e papà", un libro nel quale ci racconta i momenti più rappresentativi della vita di ogni giorno di suo figlio, nato con la sindrome di Down. 


Mi chiedono come mai mi venne in mente di scrivere un libro per raccontare la storia di mio figlio Mallko, nato con la sindrome di Down.

Le Girandole a zig zag

La mia è una storia fatta di tante strade che si intersecano e si aggrovigliano.


Ho sempre avuto la passione per i libri e per le storie. Quando ero piccola passavo le ore a guardare le figure (ho ancora il libro che mi regalò una vecchia amica dei miei nonni per il mio sesto compleanno). Come lettrice (nel senso classico del termine) nasco a 12 anni cominciando a leggere Ignazio Silone (Fontamara) e alternando “polpettoni” con romazetti da ragazzina.

Carla "girandola": portare i libri ovunque, una missione.



Presentiamoci

1. Nome e cognome, e se lo hai, sopranome
Carla Colussi detta Girandola
2. Città natale e città dove vivi  
nata a Roma vivo a Roma dopo 14 anni di vita Fiorentina
3. Città ideale
Parigi

Legge insieme a noi... Mirco Maselli


Mirco caro... visto che ormai se un amico di tutti noi, ti faccio subito una domanda da vecchio amico: come stai? Come ti senti? In questo periodo della tua vita come te la passi?

FELICE! Guadagno poco nulla, non mi muovo quasi mai da casa, ma mi sento una felicità dentro indescrivibile, ... a volte mi viene il dubbio di essere scemo, ma poi mi dico, chi se ne frega, sono uno scemo felice!
Se intendi come passo le mie giornate, mediamente, sveglia alle 6,40, i momenti più belli: il bacio sulla fronte a mia moglie che va a lavorare all'ospedale e l'abbraccio intenso quando ritorna alle 16,00; il momento in cui apro la camera dei bambini per svegliarli e riempirmi di loro... e poi portarli a scuola, riprenderli e rimanere con loro quasi tutto il giorno nella grande stanza adibita a studio e sala giochi e TV (film e cartoni)...
Ah si! Poi lavoro tutto il giorno al PC! :-D
La sera, se non devo finire e consegnare qualcosa di urgente, magari mi rilasso con un libro o un film o commentando su FB belle cose con amici... il resto censura! 





Ci racconti di nuovo la tua storia artistica? Vieni dal fumetto, come questa scuola di vita e di arte ha portato a oggi?

 inizia da piccolissimo, quando i miei si sono accorti subito che mi piaceva tanto disegnare

Leggiamo insieme al parco giochi

DIVERSITÀ. 

Una parola che può spaventare, creare imbarazzo, vergogna, … Spesso la paura è la semplice conseguenza della conoscenza troppo superficiale di una situazione; ci spaventa ciò che si discosta dalla routine quotidiana, abbiamo paura di una situazione nuova e/o diversa perché non sappiamo cosa aspettarci, mancano i punti di riferimento che ci fanno sentire al sicuro. 

Eppure la diversità, se la analizziamo utilizzando la logica, altro non è che l’unicità. Diversità è una parola che talvolta viene associata a eventi, persone o cose spiacevoli mentre unicità fa pensare a qualcosa di unico, raro e speciale. Eppure queste due parole, che sembrano diverse, hanno tanto in comune. Noi esseri umani siamo tutti diversi, unici e speciali. A volte sostituire diversità con unicità può aiutarci ad avere meno paura e a generare una sensazione più positiva. 

Il tema di questo mese di LIA mi è molto caro per diversi motivi. Da parecchi anni regalo una piccola parte del mio tempo libero ad alcune associazioni che si occupano di malattie rare. Questo impegno mi ha portato a conoscere tante persone, una di queste è la mia amica e socia Raffaella. Io e Raffaella abitiamo in due località della Romagna molto vicine: Viserba e Santarcangelo. Ci siamo conosciute grazie ad un’associazione nell'ottobre del 2012, abbiamo entrambe due figli che frequentano il secondo anno della scuola primaria, (lei ha anche un bimbo più piccino), e quindi diversi interessi in comune tra cui i libri, le letture animate, gli spettacoli per bambini…



Quando arriva la primavera si presenta un problema:

Legge insieme a noi... Hervé Tullet

Eccomi qua a svelare la grande sorpresa! 
Febbraio: arte. 
Secondo voi a chi aveva pensato la nostra Alessandra per questo mese? 
Indovinato! Proprio lui! Hervé Tullet e i suoi libri pieni di arte! 
Lui è stato così gentile da rispondere alle nostre domande e noi siamo onorate di aver fatto questa chiacchierata con lui. Grazie mille ancora! 
Ana


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I suoi libri sono stati sempre definiti come "libro gioco" "libri per giocare" o "libri interattivi". Cosa significa per lei GIOCARE? E qual'è l'importanza dei libri interattivi?

Penso che, in un modo o nel altro, tutti gli artisti giocano con i loro pubblico: uno scrittore, un pittore persino un musicista. Dunque io non faccio altro che quello che ogni persona creativa fa: cercare di rafforzare un collegamento con i miei lettori. 

Nei miei libri cerco di creare uno spazio di dialogo tra l'adulto e il bambino. L'adulto sa leggere; il bambino non è capace di leggere ma sa reagire. Nei miei libri tutti possono avere una reazione collegata allo spazio libro. 

Penso di aver avuto l'idea quando scoprì che c'era quello spazio, il vuoto, dove i lettori, sia adulti che bambini, potevano reagire, interpretare, giocare con il libro senza necessariamente leggere le parole. 




Quando ha veramente trovato il suo stile? Da dove arriva l'ispirazione? Come ci si sente ad essere chiamato "Il principe dei libri prescolari"? 


E' stato un giornalista a darmi quel nome! Non mi sento "il principe dei libri prescolari". Sono solo una persona che cerca (e devo dire con relativo successo) di creare libri per leggere, giocare e utilizzare durante i miei workshop.  


L'ispirazione arrivò sicuramente durante molti incontri a scola: visitare, interagire e lavorare con i bambini mi insegnò fino a dove potevo arrivare e quanto potevo giocare! Stranamente, il "vocabolario" del mio stile era già lì fin dal primo libro ma io non lo sapevo. Ho soltanto cercato di capire quale fosse la reazione al mio primo libro per poi creare il secondo e così ancora e ancora... Ogni mio libro è in simbiosi con quello precedente e con quello successivo, come una linea continua. 


Siamo lettrici accanite di libri per bambini. Così abbiamo notato che gli autori di questi libri hanno qualcosa di speciale: non hanno perso il bambino che è in loro. C'è ancora un bambino in lei? Come si sente quando lavora insieme ai bambini' Quali sono le reazioni quando legge insieme a loro "Un Libro"? 



Io creo sempre i miei libri consapevole del fatto che un giorno, prima o poi, lo leggerò ai bambini. Non ho però tanti ricordi della mia infanzia e questo è forse il motivo che mi rende così felice nel fare quello che faccio: e come se vivessi ora le cose che non ho vissuto quando ero bambino. 

La cosa più importante per me fu il momento (anche prematuro nel mio caso) quando scoprì come avrei potuto essere utile come autore: andare a scuola ed essere parte di quel campo da seminare... Essere capace grazie al mio lavoro di "nutrire" i librai, i maestri con idee con le quali potessero giocare ed scoprire nuovi modi di "lavorare" con i bambini. 




Da "Come papà ha incontrato la mamma"  a "Colori"... ha un libro preferito? 

Ogni mio libro crea la propria storia dopo la pubblicazione e, senza dubbio, io amo ognuno di loro. Forse "Io sono Blop" è quello che mi ha stupito di più. Da quello che io avevo messo dentro (una forma ripetitiva)a quello che poi ha generato in me e negli altri una volta pubblicato. Pensavo che il libro sarebbe stato vissuto come un po' più severo del solito, difficile, teorico o "stretto" ma alla fine il risultato è un libro molto accessibile, anche per i più piccoli e porta a fare tantissime attività che non avrei mai pensato potesse innescare. 





Abbiamo chiesto alle mamme del nostro gruppo di chiedere ai loro bambini cosa sia l'arte. Quale sarebbe la sua risposta? Cosa è l'arte? Cosa dovrebbe essere secondo lei? 

Per me l'arte apre la mente. Posso trovare arte ovunque, anche solo camminando nel mio quartiere. Arte è un modo di vedere quello che ci circonda, una scarpa, una finestra, una macchia nel pavimento... 

I bebè sono i migliori artisti. Loro non sanno niente, scoprono tutto, con tutti i loro sensi, come qualcosa di nuovo e interessante. 
L'arte ci aiuta a tornare a questa sensazione, senza parole, idee o pregiudizi, e a vedere il mondo in modo diverso, come qualcosa di nuovo. 




… per quanto tempo pubblicherà ancora libri per bambini?

Libri per bambini? Per sempre! 
Faccio anche altre cose al momento, ad esempio dipingo. Però la mia mente vola sempre ai libri per bambini che sono il cuore del mio lavoro. 


Ora, a Leggere insieme ancora piace giocare un po nelle interviste. Se ha piacere di giocare con noi ecco qui alcune domande! 

Il primo libro che ricorda?
"la chevre de monsieur seguin" di Alphonse Daudet (Una capra, un lupo... la capra muore... terribile, angosciante)

Ultimo libro letto
"On the road" di Jack Kerouac

Fuoco! Cosa deve assolutamente salvare? 
I miei quaderni di appunti. 

Il personaggio letterario che più l'assomiglia? 
Martin Eden di Jack London

Un autore con cui andare a prendere una caffè?
Francois Truffaut nel 1958
In ferie?
Miles Davis nel 1970
Uno da sposare?
La nascita di Venere di Botticelli... forever! 
   
Un libro da regalare a la persona che ami. 
Jazz di Henri Matisse

Il libro che meno è piaciuto e quello che ha odiato. 
Alcune volte si può odiare un libro ma poi torni a leggerlo e te ne innamori, quindi... 

Quale libro avrebbe voluto scrivere o illustrare? 
Un libro di cucina in collaborazione con una chef. 
   
3 libri per bambini da lasciare alle future generazioni. 
Piccolo Blu e Piccolo Giallo di Leo Lionni
I prelibri di Munari
Nel paese dei mostri selvaggi di Maurice Sendak

3 libri che non possiamo assolutamente perdere
Il libro dell'inquietudine di Fernando Pessoa

Lettere a un giovane poeta di Rainer Maria Rilke

Libro d'Ombra di Junichiro Tanizaki

Giallo, rosso o blu?
Arancione, verde e porpora! 




Tutte le foto di questo post provengono del sito ufficiale di Hervé Tullet e sono state postate con il suo permesso! 

Legge insieme a noi... Arianna Papini

Questa settimana il nostro gioco Indovina l'illustratore nasconde una sorpresa magnifica! Abbiamo avuto infatti il piacere e l'onore di chiacchierare e conoscere meglio il nostro illustratore misterioso. 

Arianna Papini è un'illustratrice, autrice, professoressa e arte-terapeuta. E' stata editrice, ha all'attivo numerosissimi premi e menzioni speciali, una lista di albi e storie da riempire una piccola biblioteca. 
Tra i suoi libri più apprezzati La Fiaba del Vajont, Odore di bombe Profumo di pioggia, L'albero e la bambina.


Il suo ultimo lavoro, "Cari estinti", dedicato al marito biologo, è un'ode continua agli animali che non ci sono più, gli estinti per leggi naturali o per cause umane. Come in questo bellissimo albo illustrato, Arianna ha saputo già in altre occasioni affrontare temi delicati e di enorme spessore con naturalezza e dolcezza.

Arianna è una vera e propria intellettuale del suo campo, con enormi competenze ed esperienze. Eppure con la sua bellezza e dolcezza, ci ha raccontato il suo mondo senza risparmiarsi.

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Ciao Arianna,

intanto davvero GRAZIE, per me è un onore poterti intervistare!
Tema di questo mese è per noi quello delle Emozioni.Tu sei capace di parlare di tutte le Emozioni, anche quelle che di solito sono un tabù nei discorsi tra adulti e bambini.

Illustratrice e pittrice, sei famosa al pubblico dei lettori soprattutto per le tue tavole e i tuoi albi illustrati. Sei spesso l'autrice dei tuoi libri, ma anche da illustratrice scegli storie fuori dal comune: il Vajont, la guerra, tocchi con dolcezza il tema della morte, della solitudine e della malattia.

Sei anche mamma di due bambini che si affacciano alla vita adulta.
Come riesci a parlare a bambini e ragazzi di temi tanto delicati? Quali porte utilizzi?

Le porte dell'infanzia. Chi fa arte resta bambino, lo sanno tutti. Io credo nella saggezza dell'infanzia e per la mia esperienza in ospedale so che i bambini vogliono la verità, che spesso gli adulti non riescono a dare loro. Ecco, è semplice. Mi sento alla pari dei miei lettori e sempre in viaggio, i temi sono quelli che non si possono affrontare in solitudine e il libro è condivisione. Quando si riesce ad avere al proprio fianco qualcuno, ogni cosa è più lieve. Così il libro è un compagno di viaggio che ci rende possibile la traduzione dei nostri vissuti in parole e immagini, proprio come succede con l'arteterapia. Questo semplifica, anche se non risolve. Già poter parlare delle cose è importante e allevia, rende meno terrifico ciò che generalmente è inaccettabile.

Leggi ai tuoi bambini, oppure leggevi loro quando erano più piccoli?
Che importanza hanno i libri nella loro vita? 
Assecondi le loro richieste o li indirizzi?

Non c'era sera senza un libro. Ho letto loro fin dalla pancia e leggo alle pance, ho avuto la dimostrazione che questo è un ponte di comunicazione utile per sempre, anche quando i figli si affacciano all'età adulta. Io lavoro tanto ma ho fatto scelte radicali per poter stare con i miei figli e poterli accompagnare verso la conoscenza dei tanti mondi che ci circondano, condividere lo spazio lento e incantato di un libro la sera, nella stanchezza, abbracciati è un'esperienza indelebile nella memoria innanzi tutto per me. L'infanzia dei figli dura pochissimo, è nostro dovere verso noi stessi passare con loro tutto il tempo a nostra disposizione, che è sempre troppo poco. Ma quel tempo, qualsiasi sia la durata, deve essere denso, pieno di cose da ricordare. Ho letto loro per molti anni, poi hanno iniziato a leggere per conto loro, uno dei due adesso non legge, ha una crisi di crescita credo necessaria, anche rispetto a questa mamma un po' ingombrante. Ma ho scoperto che sua sorella che è una grandissima lettrice, la sera, gli legge ad alta voce. Sono ponti necessari. 

A casa nostra, come puoi immaginare, ci sono libri ovunque e i libri sono fondamentali. I miei figli li portavo però molto in libreria e in biblioteca, in libreria a volte mi hanno chiesto di acquistare un libro che non avrei mai comprato e io mai ho detto loro di no. Chi sono io per dire che un libro non va bene? Però ho sempre comprato anche altri libri che ho scelto io, libri profondi, bellissimi da un punto di vista artistico e letterario. Poi, una volta a casa, hanno capito quale fosse il libro necessario e quale quello che finisce con l'ultima pagina. Dobbiamo essere un supporto per i nostri figli, proporre, dare loro gli strumenti di conoscenza utili alla loro crescita e sapere che sono sempre molto diversi da noi, per fortuna.

Sei un'illustratrice e autrice coraggiosa. Figlia di un neuropsichiatra e di una pedagogista, tu stessa Arteterapeuta, sei Volontaria in ospedale e alcune tue storie sono portate in ospedale, tra i bambini. “L'albero era bellissimo e triste. Sognava da sempre di volare e le radici lo tenevano stretto in un abbraccio perenne con la terra (...)”.
Chi è oggi l'autore di libri per bambini? Ha secondo te una missione?

L'autore non è catalogabile, come in tutti i mestieri ci sono infinite tipologie di persone. Io sì, mi sento una missionaria nel senso che quando nasce un mio libro so che è solo l'inizio e che lo devo far crescere, un po' come si fa con i figli, portarlo in giro, portare a tante persone ciò a cui tengo. È un dovere verso chi ha creduto in me, verso l'Editore, ma è anche il movente profondo di questo mestiere, quello di diffondere e a volte gridare qualcosa a cui teniamo, e questo qualcosa deve arrivare a più persone possibile.

E tu senti di portarne avanti una?

Sì, tante, ma una trasversale: ai bambini va dato sempre il meglio, abbiamo il dovere di educarli alla bellezza e alla diversità, l'educazione all'iconografia differenziata è la prima finestra verso l'interculturalità e l'educazione alla lettura quella verso la conoscenza. Diamo ai bambini immagini stereotipe e poi ci stupiamo se crescono con la diffidenza verso le diversità, non li forniamo di libri da piccolissimi e poi ci stupiamo che non studino volentieri a scuola. Si tratta di miopia del mondo adulto e c'è molto lavoro da fare in tal senso.

I tuoi disegni sono bellissime opere d'arte, premiate e riconosciute. Il tuo stile è caratterizzato e riconoscibile, e ben diverso da quello che, nell'immaginario collettivo, si associa al “libro per bambini”: immagini leziose e spesso “semplici”, rassicuranti per genitori e insegnanti.

Ecco, giusto, per genitori e insegnanti. Si ha paura di ciò che non sappiamo spiegare e questo è molto limitante. Spaziare verso qualcosa che non conosciamo significa crescere e, a differenza di ciò che si pensa, se cresce tutta la vita, mica solo quando si è piccoli… Saper dire a un figlio o a un allievo "Non lo so" è molto importante, io che insegno e ho due figli so bene che apprendiamo più noi dei figli e degli allievi. Sento dare risposte sbrigative ai bambini che fanno domande immense e filosofiche sulla vita, sarebbe un gran bene dimostrare la nostra assenza di conoscenza, in fondo l'umanità sa che dove la scienza non ha più spiegazioni nascono la spiritualità e la creatività!



Quali sono invece i feedback dei bambini e ragazzi? Cosa fa delle tue opere un prodotto adatto a tutti?

Mi scrivono lettere commoventi, adulti e bambini, i miei lettori. Mi dicono che li ho capiti, mi ringraziano per aver creato spunti di dialogo su temi difficili, sono a volte increduli che io abbia trovato proprio le parole che li rappresentano. Per la seconda domanda be', io quando faccio un libro non penso a un target, parola che odio, penso a parlare universalmente e in modo autentico e sincero di qualcosa a cui tengo, e l'universalità del linguaggio secondo me è fondamentale.

Per venticinque anni direttore editoriale e artistico di Fatatrac, in questo ruolo hai portato avanti una “tradizione” familiare da tre generazioni. Conosci bene il mercato del libro e le sue mille sfacciettature.
Cosa fa del Libro ancora uno sconosciuto per molti? Quali potrebbero essere le strade di riappacificazione? E per i bambini? 

Il mercato del libro lo conosco ma in qualche modo non ne tengo conto quando lavoro. È semplice vendere bene un libro che ha alle spalle una serie di cartoni animati, quaderni, gadget e un editore potente che acquista le vetrine delle librerie. Ma il libro di qualità è quello che porta avanti un messaggio forte, sia per i testi che per le immagini, e può vendere anche quello, anche se i numeri sono diversi. Come in tutte le cose della vita si può scegliere se arricchirsi con il proprio lavoro da un punto di vista pratico, fare soldi, oppure da un punto di vista interiore, esprimersi e condividere messaggi e avere il giusto per vivere. Il libro non commerciale può vendere se l'autore lavora insieme all'Editore sentendosi in una via comune e non contrapposta, e per la mia storia questo è molto facile da realizzare. Si dovrebbe anche sdrammatizzare un po' la possibilità di fruire di un libro, il libro è un immenso contenitore ma è anche un oggetto, è preziosissimo e allo stesso tempo abbordabile (cosa sono 14 euro in confronto a un tablet o a uno zainetto firmato?), per cui l'unico problema è l'educazione alla bellezza, e non dobbiamo aver paura di usare i termini giusti...

Sei inoltre “paladina” delle biblioteche: hai dedicato la tua lista di nozze a favore della Biblioteca di Sarajevo distrutta dalla guerra, oltre che raccogliere fondi a favore di altre biblioteche e promuovere attività culturali all'interno di esse.
Facciamo un appello: perché c'è bisogno di luoghi come le Biblioteche?

Perché le biblioteche rappresentano l'ultimo luogo gratuito e dunque democratico di erogazione della cultura. Chi non ha la possibilità di acquistare un libro, e purtroppo di questi tempi esistono molte famiglie in questa situazione, può andare in biblioteca e lì usufruire della cultura in modo spesso accuratissimo e gratuito, è una cosa molto importante e di grande valore.

Pensi che le librerie possano colmare questa mancanza?

La libreria e la biblioteca sono due realtà diverse e ugualmente indispensabili. Una non può sostituire l'altra, diventare proprietario di un libro perché si è acquistato è una cosa bellissima e di grande soddisfazione, condividere un libro già usato, che ha i segni concreti di questa condivisione, una pagina un po' piegata, una copertina consumata, fa sentire il lettore appartenente a un gruppo e dunque più forte.


Insegnante universitaria e di corsi di illustrazione, terrai il prossimo a Roma, venerdì 23, sabato 24 e domenica 25 gennaio, presso B17 Illustrations: 
"La forma dei sogni", tre giorni dedicati all'autobiografia e alle tecniche espressive, un lavoro di auto-narrazione grafica per giungere a dare forma e colore alle esperienze, ai percorsi interiori, ai desideri.
(Info e iscrizioni 06 5830 0135)


Conoscerai ogni anno decine (centinaia?) di futuri autori e illustratori.

Sì e, a differenza di quello che si pensa, l'Italia è una fucina meravigliosa di penne e pennelli… dobbiamo saperlo e guardarci intorno.

Di cosa è fatta la valigia del bravo illustratore e/o autore per l'infanzia? E nella tua cosa c'è?

Nella mia e in quella di chi inizia ci deve essere sempre una cosa fondamentale, l'umiltà. Il nostro è un lavoro artistico, bellissimo, e dunque un continuo percorrere. Mai sentirsi arrivati da qualche parte, siamo sempre in cammino. Chi viene da me a imparare lo sento simile, lavoriamo insieme per crescere, progredire, fare scoperte continue. L'altro ingrediente importantissimo è l'impegno. Questo mestiere vuole da noi una dedizione incredibile, non ci sono domeniche o notti, ci dobbiamo dare anima e corpo e solo così possiamo raggiungere un buon risultato professionale. 


E ora... ti va di giocare con noi?

CERTO!!!

Questo è il gioco di LIA, per darci e darti il benvenuto!

Il primo libro che ricordi...
Un libro meraviglioso che mi leggeva la mia mamma, era una Biancaneve che non ho mai più ritrovato, illustrazioni bellissime, su fondo scuro, accuratissime un po' come quadri fiamminghi. In quei boschi di sfondo potevi specchiarti e incontrare le tue grandi paure, in quella neve dipinta in modo impeccabile sentire il freddo della solitudine. Indelebile nella mia memoria.

Ultimo libro letto
Tutti i gialli di Kamila Lackberg

Incendio! Scegli un oggetto e un libro da salvare.
Gli oggetti e i libri sono dentro di noi… gatta, figli e marito, a questo penserei!

Il personaggio letterario che più ti somiglia
Non lo so… sono così tanti… ma mi sono molto riconosciuta in Anna, la protagonista de "Il paradiso di Anna" di Stian Hole, anche se per fortuna la mia storia è molto diversa dalla sua. Ma la capacità di sognare e di vedere forme laddove c'è il dolore astratto, di immaginare scene laddove non ci sono parole, ecco, in questo mi sono riconosciuta con lei.

Un autore con cui andresti a prendere un caffè, uno con cui andare in vacanza e uno da sposare.
Andrei a prendere un caffè con molti autori, ne conosco tanti e sono spesso persone meravigliose. Ma forse prenderei un caffè con Mario Mariotti, amico perduto prematuramente scomparso anni fa, perché mi manca proprio. Non andrei mai in vacanza con un autore perché sicuramente non sarebbe una vacanza. E sposare sposerei solo mio marito, che è un biologo.

Miglior libro da regalare a chi ami
Il mio ultimo libro per Kalandraka, "Cari estinti" a mio marito che si occupa di ambiente. Infatti l'ho dedicato a lui.

Entra in un libro e cambia il finale. Dove sei e cosa è successo?
Cappuccetto rosso. Il cacciatore l'ho fatto fuori, il lupo è vivo e io, Cappuccetto, me lo porto in centro a Firenze con la pettorina e la paletta per raccogliere i suoi bisogni.


"Cappuccetto e il Lupo", acrilico su tela 

Il libro che meno ti è piaciuto e quello che hai odiato
Impossibile, se un libro non mi piace smetto subito di leggerlo. Ho letto in anticipo i grandi libri obbligatori al liceo, durante l'estate, e li ho amati profondamente proprio perché non sono stata obbligata… come ad esempio "I promessi sposi".

Sei il Ministro della pubblica Istruzione: scegli un libro per ogni fascia di età (materna, elementare, medie e liceo) da introdurre nei programmi
Impossibile: non potrei essere il Ministro della pubblica istruzione perché stare nelle istituzioni con le regole di oggi per me è troppo difficile. Impossibile perché mi rifiuto di dare a libri che amo fasce d'età… anzi, detto meglio, i libri che amo non hanno fascia d'età. Impossibile perché sono contraria ad obbligare i ragazzi a leggere, devono trovare loro il gusto di farlo quando arriva il momento, che per ognuno è diverso.

A spasso nel tempo: quale libro vorresti aver scritto e/o illustrato?
Il mio prossimo libro, sempre. Ma se torno alla memoria "La valle dell'Eden" di John Steinbeck e "Delitto e castigo" di Fedor Dostoevskij

3 libri per bambini da lasciare alle future generazioni
"L'anatra la morte e il tulipano" di Wolf Erlbruch perché ci si ricordi che della morte dobbiamo sempre saper parlare, "Nel paese dei mostri selvaggi" di Maurice Sendak perché ci si convinca che il tempo conta fino a un certo punto e perché no, il mio "Cari estinti", che ho scritto e illustrato proprio per le future generazioni, affinché gli animali possano riconquistare i propri diritti.

Consigliaci 3 libri assolutamente da non perdere
"I cinque malfatti" di Beatrice Alemagna, "L'estate di Garmann" di Stian Hole, "Senzaparole" di Roger Olmos.


Arianna, Grazie di cuore. Ci hai aperto le porte come si fa con gli amici.
E ci hai permesso di conoscerti. 
Buon lavoro e ...raccontaci altre storie.

Valeria

Legge insieme a noi.... Silvia Torchio, traduttrice di Jimmy Liao!

TRADURRE JIMMY LIAO – un racconto di Silvia Torchio


Prima di definirmi  traduttrice di Jimmy Liao, mi piace pensare e affermare di essere una sua grande estimatrice. Ho incontrato le sue opere in Cina  e mi sono innamorata a prima vista di un’opera che ha proprio come epigrafe alcuni passi della poesia “Love at first sight” della Szymborska: Turn Left Turn Right (Taipei, Locus Publishing, 1999). Poi non è stato difficile conoscere le altre opere: nelle librerie cinesi immensi scaffali sono solo dedicati a lui e alla sua produzione.

Per una serie di coincidenze fortunatissime sono diventata la sua traduttrice ed è banale, ma sincero, affermare  che si è davvero realizzato un sogno. 

Sono laureata in Lingua e Letteratura Cinese e ho vissuto per diverso tempo in Cina, ma non basta per tradurre Jimmy Liao.



Il mio approccio ai suoi testi è sempre stato istintivo: li leggo e accolgo come pure poesia. Li intuisco e mi emozionano. E poi li traduco. Ho cercato fin da La Voce dei Colori (Torino, Ega, 2011) di essere il più fedele possibile al testo originale, restituendo la liricità che li contraddistingue. Ma non sono un’esperta di albi illustrati ed è per questo motivo che a partire da Una Splendida Notte Stellata (Torino, Ega, 2013), e soprattutto con l’ultimo albo uscito, Abbracci (Torino, Ega, 2014), è stato per me fondamentale il supporto dello studioso Luca Ganzerla. Mi ha aiutato nella traduzione a legare le parole alle immagini, a trovarne i rimandi più nascosti e interessanti.


Abbracci ad oggi è forse stato il testo più impegnativo. Più lungo sicuramente, ma non solo per quello. Il cambio di registro narrativo è notevole: ogni testo legato ad un abbraccio si deve adattare ad una determinata situazione che l’animale illustrato simbolicamente rappresenta. Ci sono vari giochi di parole e non sense e in questo caso posso dire che, dopo 12 anni, ho riscoperto l’utilità della mia tesi di laurea, dedicata alla traduzione dell’Ulysses di James Joyce in Cina. L’analisi della trasposizione in cinese di vari giochi di parole del capolavoro joyciano mi è tornato alla mente, applicando così alcuni interessanti meccanismi di traduzione. E’ vero che in questi casi il lavoro è più arduo, ma è anche più stimolante per un traduttore che può mettere alla prova  la sua immaginazione e creatività letteraria. 



Inoltre bisogna ricordare, per Abbracci, ma anche per le altre sue opere, che in cinese con pochi caratteri si possono esprimere concetti molto lunghi e articolati. Gli stessi concetti in italiano, per essere ben spiegati, necessitano di un numero di parole elevato. Se questo è già un problema in opere come La Luna e il Bambino (Torino, Ega, 2012) o La Voce dei Colori, in Abbracci lo è ancora di più, data la sua struttura grafica che è altrettanto importante nell'economia del testo e deve essere mantenuta quanto più possibile. Jimmy Liao nasce come grafico pubblicitario e sa molto bene quanto sia importante l’impatto visivo. Nelle sue opere il legame tra le parole e il testo è fortissimo. Entrambi si supportano. Molte illustrazioni, come si suol dire, parlano da sole, e spesso lui lascia che sia proprio così. L’assenza di parole è altrettanto significativa quanto la loro presenza. 


Ulteriore elemento da considerare  è che Jimmy Liao scrive per un pubblico eterogeneo. Il suo target di riferimento non sono bambini e quindi nei testi non fa sconti. Le sue opere non sono edulcorate: parlano della vita, in ogni suo aspetto. Sono spesso intrise di malinconia, ma sempre ricche di speranza. Parla della morte, della malattia, ecc.. il testo di riferimento è perfettamente pertinente a questa poetica. In Italia, però, le sue opere sono inserite sul mercato editoriale come libri rivolti ai bambini e quindi nella traduzione, cercando di rimanere il più fedeli possibile, è bene considerare il target, operando  qualche adattamento. Si tenga presente che, ad esempio, nella versione americana de La Luna e il Bambino e de La Voce dei Colori, la traduzione è stata adattata proprio in virtù di questa esigenza. Oltre ad eliminare numerose pagine, alcune immagini sono state censurate. Non è il nostro caso. Non vi è mai alcuna censura,  solo una resa più adatta ai bambini in termini linguistici per quanto riguarda alcuni aspetti più delicati.

Un’ultima curiosità.

Tra i quattro albi finora pubblicati, quello su cui ho maggiormente apportato delle modifiche è La Voce dei Colori. Nell'originale il testo è quasi una didascalia delle immagini, molte volte non c’è quasi nessun riferimento tra una pagina e quelle precedenti e successive. Il rapporto che hanno gli orientali con le illustrazioni è ovviamente molto diverso dal nostro e non è difficile comprenderlo pensando alla loro lingua costituita propriamente da immagini. Ma per noi è diverso e quindi è stato il caso di creare, senza sconvolgere il senso generale, un ponte tra i mondi che la dolce ragazzina incontra, rendendo il suo viaggio accessibile anche a noi. 


Ed è proprio questo che mi auguro: continuare, insieme agli Amici di Jimmy e a tutti coloro che ci sostengono, e rendere possibile il viaggio e la scoperta del meraviglioso mondo di Jimmy Liao.  



Legge insieme a noi ... Fulvia Degl' Innocenti con le sue streghe.


 


Scrittrice, giornalista, mamma, Fulvia Degl'Innocenti, è una persona dolcissima e sempre disponibile, soprattutto quando c'è da incontrare bambini e ragazzi nelle biblioteche, librerie, scuole e ovunque possa trasmettergli la sua passione per le storie.

"Cerco di contagiarli con il mio amore per le storie,  suggerire loro che ci sono storie nascoste dietro a ogni cosa, e che la vera  magia è quella dello scrittore, che fa apparire mondi e creature che fino ad allora non esistevano."

Ma per sapere tutto su di lei e i suoi libri potete consultare il suo blog.

Io le ho scritto, per chiedergli di parlarci delle sue streghe, e lei, nonostante fosse molto impegnata, anche per la promozione del suo ultimo libro "La Libraia", edito dalle edizioni San Paolo, non si è fatta desiderare e mi ha risposto la sera stessa, con molto piacere.



Ma sentiamo cosa ci racconta a proposito di:



I quadrifogli della strega, Fulvia degl'Innocenti, Giunti Kids.

A Valle Raggiodisole i bambini di sette anni vengono rapiti da una strega e costretti a lavorare come schiavi per trovare il maggior numero di quadrifogli, con cui la strega prepara una pozione che le permette di conservare i suoi immensi poteri. Ma uno di loro non ci sta e cerca in tutti modi di liberarsi dal sortilegio e riconquistare la libertà.


Come è nata la mia strega protagonista di “I quadrifogli della strega” (Giunti)? Come una lampadina improvvisa, come spesso accade alle mie storie, che, mi piace raccontare ai bambini, vengono a bussare alla mia mente. La strega rappresenta tutti coloro che nel mondo sfruttano la manodopera dei bambini per il loro tornaconto, bambini ridotti a schiavi con la complicità dei genitori, impauriti e impotenti. Pensavo a Iqbal, il ragazzino pakistano venduto dai genitori, per povertà e ignoranza, alla mafia dei tappeti. Iqbal è stato irriducibile nel suo desiderio di fuggire e di convincere anche gli altri piccoli schiavi a fare altrettanto. E aveva vinto, anche se “la strega” nel suo caso era tornato a prenderlo, per portarlo via per sempre.  Tutte queste cose in una semplice storia? 
Beh, io le ho sentite così,ma la storia può essere semplicemente gustata come una fiaba, con un finale catartico, in cui esiste anche il pentimento e la redenzione del cattivo.  In fondo i cattivi spesso sono tali per circostanze precise, e forse inconsapevoli. Non mi piacciono le divisione manichee (buoni e  cattivi), che sono l'anticamera per gli integralismi. 
E poi  nel protagonista Valerio c’è un po’ anche di mio figlio Valentino, un irriducibile e grande paladino della giustizia anche a costo di sbatterci la testa.
Perché i quadrifogli? Beh, è un gioco che appassiona un po' tutti, cercare in un prato i quadrifogli, e in genere sono sempre i bambini quelli che ne scovano di più. E poi nei quadrifogli (in verità nel comune trifoglio) è contenuto un principio attivo che conferisce davvero la "giovinezza” alle donne. Ovvero degli estrogeni naturali utili a compensare, dopo la menopausa,  la mancanza di quelli prodotti dal nostro corpo. E senza estrogeni…  i tessuti invecchiano!  


 
Parlando di streghe, non posso non ricordare due streghe adottive, ovvero le protagoniste di due liberi che ho curato per la collana che dirigo, Il parco delle storie (Edizioni paoline): “Isotta strega farlocca”, di Alessandra Sala, strega miope e pasticciona, aliena alla cattiveria, e protagonista anche di uno spettacolo teatrale in musica che ha riscosso tanto successo in giro per l’Italia. 




E poi le streghe di “Zuppa fatata, zuppa stregata" di Laura Walter, dove si parla di ciclo delle stagioni, di agricoltura biologica, e di una guerra a colpi di incantesimi che finisce con una tregua. In nome della salvaguardia della natura, senza la quale neppure i cattivi potrebbero prosperare.    



Flashbook di Fulvia 


Legge insieme a noi... Paola Zannoner (con la sua "settima strega")






I libri rendono belli e luminosi! 

Paola Zannoner, scrittrice, esperta di narrativa e consulente bibliotecaria, ne è la prova! 

Sono certa che la maggior parte di voi la conoscono attraverso i suoi tantissimi libri, ma se volete saperne di più potete consultare il suo blog

Io personalmente ho un debole per lei, non solo perché nei suoi libri mette "la  dimensione avventurosa dell’infanzia che caratterizza tutti noi", come lei stessa dichiara in questa intervista a Libreriamo
Ma anche perché è capace di passare da un genere all'altro e affrontare diversi  temi con disinvoltura.
Il libro che ho amato di più è : "Voglio fare la scrittrice" edito dalla 
De Agostini.



Ma senz'altro, non appena leggerò l'ultimo uscito, me ne innamorerò:

Zorro nella neve, edito da Il Castoro.


Ma ora v'invito a leggere cosa racconta, in esclusiva a tutti noi, sul suo romanzo
"La settima strega" pubblicato da De Agostini



"In occasione del mese delle streghe, con piacere vi rivelo qualche retroscena del romanzo "La settima strega" pubblicata a giugno da De Agostini.

E' la storia di una ragazza di quindici anni, Meg, che scopre di essere una strega, la settima personificazione di un'identità magica apparsa in vari secoli dal 1333 fino ad oggi. Si attraversano così sei periodi storici in sei diversi paesi dell'occidente, dove storicamente è avvenuta la "caccia alle streghe" durante l'Alto Medioevo fino alle soglie del Settecento. Però nel romanzo una strega appare anche nella seconda guerra mondiale, quando riemersero certe superstizioni e una ricerca spasmodica verso arcaiche magie.

E' chiaro che questo percorso nei secoli rappresenta il lungo cammino verso l'autoaffermazione e la presa di coscienza delle donne, ma io ho utilizzato la chiave avventurosa e fantastica per raccontarla, e una figura tradizionale della fiabistica italiana.

Un po' la mia è stata anche una reazione alle tante, troppe "fatine" apparse nei libri e in generali nei prodotti per bambini e ragazzi, e la tendenza a seguire un po' supinamente la moda fantasy anglosassone con il suo apparato di personaggi e ambientazioni tipicamente nordiche (elfi, nani, troll, gnomi eccetera).

Non posso considerare questo libro un "fantasy", benché ci siano elementi fantastici (qualche battaglia con metamorfosi, la figura del Manto Nero che perseguita la giovane strega...), invece lo ritengo un romanzo d'avventura storica, perché permette di rievocare l'arte, la cultura, l'atmosfera di alcuni periodi precisi del passato, come la Firenze rinascimentale, la Londra elisabettiana, la Madrid dell'Infanta Margarita e del pittore di corte Velazquez, la Parigi della rivoluzione delle prime femministe settecentesche o la Praga dell'occupazione nazista.

Il romanzo è nato da un'intuizione, più che da una ricerca o un viaggio. Avevo scritto romanzi con un forte impatto realistico e temi importanti e volevo cambiare registro. Ho detto: voglio scrivere un'avventura... sulle streghe, anzi, sulla settima strega. Perché sette? E' un numero magico, è il numero che appare in molte storie che ricordiamo (I Sette samurai, i Magnifici Sette, il Settimo sigillo...), un numero che indica anche la complessa sfaccettatura della nostra personalità. Dunque: sette streghe, una per ogni secolo, e la prima traccia che ho scritto è anche lo "strlllo" che appare sul libro: La prima strega fu bruciata viva nel 1333, la seconda fu avvelenata nel 1498, la terza naufragò nel 1580, la quarta scomparve nel 1666, la quinta fu ghigliottinata nel 1794, la sesta fu deportata nel 1942. La settima strega, la più potente, ha un solo destino: salvarle."

Il romanzo mi ha impegnato molto nella documentazione storica, perché avere un'intuizione è bellissimo, ma poi c'è il lavoro d'archivio e di studio, in questo caso abbastanza consistente, perché non si può certo fare affidamento alle nozioni scolastiche, lontane e approssimative. In un paio di casi è stato anche fondamentale aver "visitato" certi luoghi come Praga o Parigi. Senza quel sopralluogo a Praga non avrei avuto certo l'idea di far scattare la porta del tempo grazie alla meridiana che si muove sulla collina sopra la città. Come del resto, mi è servito visitare il Museo di Cluny di Parigi dove sono conservati gli arazzi con l'unicorno.

Il lavoro di documentazione mi ha permesso di approfondire le figure delle rivoluzionarie Olympe de Gouges e Claire Lacombe, le prime femministe che proposero una Dichiarazione Universale dei Diritti delle Donne. Poi, nel romanzo sono convogliati molti miei studi e interessi, soprattutto artistici: ho scelto Parma e le formelle del Battistero scolpite da Benedetto Antelami non per caso, ma per una passione che coltivo fin da ragazza per la storia dell'arte.

Non c'è dubbio che un romanzo di questo genere sia d'"intrattenimento" per l'avventura, la magia, la lotta tra bene e male, la competizione e infine il completamento tra maschile e femminile. Intrattenere è una funzione della letteratura, ma a me piace pensare che si possa farlo anche lasciando curiosità, voglia di approfondire e fascino per la storia."
Ringraziando Paola per il prezioso contributo, vi auguro una buona lettura.
Alessandra