Legge insieme a noi... Mirco Maselli


Mirco caro... visto che ormai se un amico di tutti noi, ti faccio subito una domanda da vecchio amico: come stai? Come ti senti? In questo periodo della tua vita come te la passi?

FELICE! Guadagno poco nulla, non mi muovo quasi mai da casa, ma mi sento una felicità dentro indescrivibile, ... a volte mi viene il dubbio di essere scemo, ma poi mi dico, chi se ne frega, sono uno scemo felice!
Se intendi come passo le mie giornate, mediamente, sveglia alle 6,40, i momenti più belli: il bacio sulla fronte a mia moglie che va a lavorare all'ospedale e l'abbraccio intenso quando ritorna alle 16,00; il momento in cui apro la camera dei bambini per svegliarli e riempirmi di loro... e poi portarli a scuola, riprenderli e rimanere con loro quasi tutto il giorno nella grande stanza adibita a studio e sala giochi e TV (film e cartoni)...
Ah si! Poi lavoro tutto il giorno al PC! :-D
La sera, se non devo finire e consegnare qualcosa di urgente, magari mi rilasso con un libro o un film o commentando su FB belle cose con amici... il resto censura! 





Ci racconti di nuovo la tua storia artistica? Vieni dal fumetto, come questa scuola di vita e di arte ha portato a oggi?

 inizia da piccolissimo, quando i miei si sono accorti subito che mi piaceva tanto disegnare
e mi hanno lasciato coltivare liberamente questa passione... per fortuna poi condivisa da alcune maestre "giuste"... ovvero le due avute in IV e V elementare, che ricordo persino somiglianti tra loro (simili alla maestra di Matilde, di Dahl).. mentre purtroppo la maestra titolare (che in III andò in pensione) era di vecchio stampo e non lasciava alcuno spazio espressivo, oltre il programma ministeriale. E così dicasi per i Proff delle medie, molto rigidi e piatti.





Per fortuna al Liceo Artistico ritrovai il giusto feeling con gli insegnanti, che mi dettero corda lasciandomi sviluppare la passione per il fumetto.
Ma a dire il vero la abbandonai per un bel po' dalla V Liceo, perché mi innamorai letteralmente della storia e della filosofia, finendo per iscrivermi alla Facoltà omonima di Padova.

Al terzo anno però cominciai a sbandare sulla carreggiata... da un po' ero costretto a lavorare per mantenermi gli studi e non riuscii a tenere il passo, finendo abbondantemente fuori corso... intanto avevo ricominciato a disegnare, soprattutto vignette di satira politica per giornalini locali, molte gratis, alcune persino pagate :-) . Dovevo decidermi se mollare gli studi o i lavoretti e sfidai il fato: c'era un concorso di fumetti a Prato, l'unico all'epoca in tutta Italia (era il 1988) e aveva quindi una certa importanza, una sorta di vetrina per farsi notare dagli addetti ai lavori diciamo. Mi dissi, se mi piazzo bene e succede qualcosa, lascio l'Università, altrimenti mi concentro, mi laureo e poi si vedrà...

Bé, arrivai secondo, con lodi e recensioni sui giornali locali. Per un po' però non successe nulla di eclatante. Continuai le collaborazioncine su piccoli giornali locali, anche se godendo di un surplus di credito grazie al concorso.. insomma, sbarcavo il lunario... tant'è che continuai comunque a rimanere iscritto a scuola e pagare le tasse (allora non erano alte come oggi, almeno nelle facoltà umanistiche), indeciso sul da farsi. Tirai avanti così altri tre anni, facendo anche altri lavori precari per arrotondare (impiegato all'INPS, nei COMUNI, alla USL; cameriere, ecc.). Nel 1992 decisi di tentare di nuovo la sorte con lo stesso Concorso, che aveva acquistato ancor più rinomanza... questa volta arrivai solo finalista (rosa dei primi 5) ma accadde qualcosa di meglio: in giuria c'era un certo Moreno Burattini, oggi redattore capo di Zagor alla Bonelli e allora collaboratore di Silver, il papà di Lupo Alberto... pochi mesi dopo mi arrivò a casa la fatidica telefonata di Francesco Coniglio, Direttore Editoriale della McK, la casa editrice di Silver. Ricordo ancora due bizzarri aneddoti di quel giorno preciso: era il primo di Aprile del 1992. La domenica precedente ero andato in edicola nel mio paesello e, stranamente, avevo comprato una copia del mensile del Lupo. Erano anni che non lo prendevo. Quel mercoledì ero in giro per i boschi con Monica e i nostri due gatti, quando andai a casa mia madre mi disse: "ha telefonato un certo coniglio per conto di un lupo!"... Io e Monica (mia moglie, allora fidanzata) ci siamo guardati negli occhi e siamo scoppiati a ridere, pensando che mia madre avesse fumato erbapipa.




Poi quando capii meglio di cosa si trattava, confesso che pensai subito a uno scherzo di certi amici che mi avevano visto in edicola mentre prendevo Lupo Alberto. "Vuoi vedere che mi hanno fatto un bel pesce d'aprile?" mi dicevo.
Non era così, era davvero la redazione del Lupo, come scoprii il giorno dopo. La telefonata fu più o meno così: "vuoi lavorare per noi?", "un'attimo che controllo la mia agenda.. mmmhh.. si, direi che ho un buco libero, da qui all'eternità!"... Insomma, convocazione a Milano per dirmi che cercavano con urgenza nuovi autori per rilanciare il mensile dedicato a Cattivik, il personaggio umoristico inventato da Bonvi anni prima e che ora era gestito da Silver. Fui subito messo alla prova come autore. Si andò avanti con batti e ribatti per tutta l'estate, perché i miei disegni non andavano bene. Ero refrattario allo stile classico dei disegni di Cattivik. In compenso però gli andavano bene le storie comiche che scrivevo, certo con qualche aggiustamento editoriale che piano piano implementai. Insomma, in autunno ottenni la prima approvazione di una sceneggiatura tutta mia... fu la prima di oltre 200 storie di Cattivik che scrissi nell'arco di 15 anni!

Mi capitò anche di sceneggiare per un anno le tavole delle fatidiche Sturmtruppen di Bonvi, che era morto in un incidente stradale nel 1996. Anche queste vennero gestite da Silver e pubblicate nel settimanale IL GIORNALINO, delle edizioni Paoline. 

Nel 2004 però le pubblicazioni di Cattivik andarono in crisi, non si vendeva abbastanza. Io allora passai a scrivere storie di Lupo Alberto, inizialmente per coprire il buco di uno degli sceneggiatori che era passato a Topolino. Mi andò bene perché da allora cominciai a scrivere storie di entrambi i personaggi, perché anche Cattivik venne riciclato come "contorno" dell'albo mensile di Lupo Alberto. Andò avanti così più o meno fino al 2012.

In quell'anno la collaborazione ventennale finì, perché la crisi economica, fra le tante vittime che stava mietendo, finì per toccare anche Lupo Alberto, che continuò comunque le pubblicazioni ma solo con materiale ristampato. Silver non aveva più bisogno di tanti collaboratori e io dovetti cercare altri lidi.




Nel frattempo, e da circa un decennio, avevo cominciato a collaborare come disegnatore umoristico con lo storico giornale IL MESSAGGERO DEI RAGAZZI, di Padova. Mensile molto noto nel settore dei fumetti. Inoltre non avevo mai smesso le mie saltuarie collaborazioni con AGENZIE GRAFICHE e ogni committente (enti pubblici e privati, giornali, editori vari, aziende private, ecc.) che mi si presentava: mi si richiedevano vignette satiriche, illustrazioni di articoli di giornali per ragazzi, illustrazioni per libri scolastici, bozzetti pubblicitari, fumetti e disegni vari di carattere promozionale su temi soprattutto ecologici. Insomma, avevo ripreso alla grande anche a coltivare il disegno sotto vari aspetti, non solo quindi la scrittura in qualità di sceneggiatore del Lupo.

Sono cose che continuo a fare tutt'oggi, quando capita l'occasione. Anche se purtroppo questa maledetta crisi economica ha ridotto tantissimo il mercato.
In questo secondo decennio del 2000, prima a tempo perso e ora dedicandoci sempre più spazio, tempo e passione, ho cominciato a guardare al mondo della letteratura per ragazzi, sia come scrittore di storie, sia come illustratore, che come divulgatore (anche perché la mia passione per la storia, la filosofia e l'ecologia non sono mai scemate, nonostante la rinuncia agli studi ufficiali).




Il mio primo tentativo come autore (perché come collaboratore avevo già partecipato, anche in modo indiretto, alla realizzazione di qualche libro e persino di cartoni animati) fu la presentazione di una proposta editoriale per la collana BRUTTE STORIE della Salani, incentrata sul tema ecologico dei rifiuti. Ma non il solito manualetto sul riciclaggio e la raccolta differenziata, come ce n'erano già in giro, e fatti anche molto bene. No, una cosa completamente diversa, che non esisteva nel mercato italiano e in quello estero era ugualmente rara. LA STORIA DELL'IMMONDIZIA.

La proposta venne accettata, si parlò di contratto anticipo e tutto. Ero alle stelle, era il mio primo contratto editoriale come AUTORE e non più collaboratore... E invece la dannata crisi economica che dal 2008 ci attanaglia tutti ci mise ancora lo zampino... Proprio in quei mesi cominciò il calo delle prenotazioni dei librai e, come quasi tutti gli editori, anche la Salani ridimensionò molto la sua offerta di nuovi titoli, tagliando soprattutto gli esordienti. Insomma, non se ne fece più nulla... tornai al solito modesto tran tran di collaborazioncine grafiche e non ci pensai più per la delusione.

Ma un paio d'anni dopo mi dissi: e no, quella proposta era valida, mi era costata anche molta fatica in ricerche storiche e in tanto tempo passato a disegnare, non la posso tenere nel cassetto. Insomma, presi il coraggio a due mani e la inviai a EDITORIALE SCIENZA, la casa editrice leader in Italia della divulgazione scientifica per ragazzi. Dovetti cambiare il format per adattarlo alla loro linea editoriale, ma accettarono subito la proposta. E non solo, l'anno dopo mi proposero anche di replicarla, realizzando un altro libro incentrato più sul problema attuale dei rifiuti e sul riciclaggio: nel 2014 pubblicai così anche C'ERA UN'ALTRA VOLTA - la seconda vita del rifiuto.





Due libri che mi dettero un po' di notorietà del settore, recensiti parecchio e anche da testate molto importanti. Il primo è stato pubblicato anche all'estero e nel giugno 2013 arrivò anche secondo, per la sezione divulgazione, al PREMIO NAZIONALE LIBRO PER L'AMBIENTE. Quest'anno invece è il secondo libro a essere selezionato allo stesso premio, staremo a vedere cosa accadrà alla premiazione in programma nel prossimo giugno.

Ho citato il premio anche per il fatto che divenne galeotto dell'incontro fortuito che ebbi con la mia attuale editor, una delle più grandi scrittrici (e non solo per ragazzi) italiane: Luisa Mattia, anche lei finalista alla stessa edizione 2013 nella sezione letteratura. Nacque una sincera amicizia e, da lì a poco, fu lei a chiedermi se avevo qualche storia da proporre per la collana delle Edizioni Lapis dedicata al target 8-12 anni, che lei dirigeva. Io avevo i cassetti straboccanti di idee e ideuzze, alcune addirittura ingiallite dal tempo, stravolte più di me all'idea di uscire da quel comodo anfratto! Passai qualche giorno ad analizzare un po' il contenuto del mio archivio e arrivai alla conclusione che forse la storia più adatta di tutte, e più vicina ad essere compiuta, era la storia di un Draghetto, ingenuo e simpatico, che voleva farsi Cavaliere per salvare Camelot da un oscuro incantesimo di Fata Morgana. Una storia che aveva anche dei risvolti attuali, una sorta di metafora fiabesca dei tempi in cui viviamo, contraddistinti dal fatto che nessuno crede più a nulla, figuriamoci agli ideali del Sacro Codice della Cavalleria... Era un po' come dire: bé, se ci crede un Drago, che almeno in teoria dovrebbe essere il simbolo del male, perché non possiamo provarci anche noi umani, invece che condannarci alla rassegnazione e alla rinuncia, come purtroppo facciamo ogni giorno?



La storia piacque, me la fecero ovviamente riscrivere per adattarla al linguaggio più consono al target della collana (io fino ad allora avevo sempre e solo scritto per un lettore tipo di età un pizzico superiore... diciamo preadolescenziale perlomeno), ma non fu così difficile. L'intesa con la mia preziosa "editor di lusso" e con questo vivace e interessantissimo Editore romano, che avevo notato da tempo per la varietà, il prestigio e la qualità egregia delle pubblicazioni, fu immediata e mi auguro sia proficua anche in futuro.

Le tante storie che ho nel cassetto da anni si sono gasate e ora sono li che scalpitano tutte perché vogliono uscire a prendere aria, seguendo l'esempio del fratellino draghesco, pescato quasi per caso.

Ora infatti sto ultimando l'elaborazione del secondo libro di Hogard e ho in testa anche i semi di un potenziale terzo libro... una sorta di trilogia fiabesca per fare con leggerezza, ironia, ma anche son sentimento, una sorta di viaggio interiore verso le radici del bene e del male, il tema universale di cui da sempre si occupano miti e fiabe. Insomma, ho anch'io la mia da dire su questo argomento e Hogard è solo uno dei modi e delle forme che ho in mente. Ho tante altre frecce nella mia faretra.

Tu sei illustratore, autore e sceneggiatore. Ci spieghi la differenza tra sceneggiare e scrivere una storia? Quali sono i linguaggi del fumetto e quali del libro illustrato?

Innanzitutto la differenza sta nel cestino ( :-) ): deve essere più capiente quello dello sceneggiatore, perché il suo lavoro finirà inesorabilmente nel cestino prima della pubblicazione. Ma in senso buono, perché una volta finito e trasformato in fumetto disegnato e stampato, tutto lo scritto dello sceneggiatore non serve più, ha finito la sua fase, il suo ciclo vitale. Lo scritto dell'autore di libri invece finisce stampato e pubblicato, ovviamente dopo essere stato lentamente sbozzato, migliorato e rifinito allo scopo appunto di usarlo per la stampa definitiva del libro. Insomma il lavoro dello sceneggiatore, materialmente parlando, è uno scarto di produzione, determinante, prestigioso, ma sempre uno scarto che deve lasciare il posto al prodotto finito che è il fumetto disegnato (o il film). Il lavoro dello scrittore è esso stesso il prodotto finito.




Va da sé quindi che il lavoro di sceneggiatura è "letterario" solo in minima parte. Non deve essere scritto per forza con finezza linguistica e il sentimento deve trasparire più nei contenuti che nelle forme. Solo i dialoghi e le didascalie appariranno davvero nel prodotto finito... tutto il resto, le descrizioni naturalistiche, della scenografia, delle emozioni, dei sentimenti, degli stati d'animo e degli stati fisici dei protagonisti, devono essere scritti in forma semplice, tecnica, quasi asettica, solo per far capire al disegnatore come interpretare graficamente le varie scene che si accinge a disegnare (o il regista a dirigere).




Ricordo per esempio che inviai più di una ventina di soggetti alla Disney una dozzina di anni fa, alcuni di questi li trasformai anche in sceneggiatura... E per far colpo ricercai proprio uno stile di scrittura più intenso e curato, quasi fossero appunto le pagine di un libro. Bé, fu un errore! L'unico commento che ottenni fu negativo, nel senso che mi dissero proprio papale papale che tendevo a scrivere "troppo bene" per il fine che aveva quel lavoro: i redattori dei giornali a fumetti, specie se si tratta di editrici che pubblicano serie periodiche come Topolino che lavorano con uno standard qualità-ritmo molto elevato, non hanno il tempo di star lì a leggere sceneggiature scritte come romanzi. A loro serve capire immediatamente se quel testo può essere passare al disegno di una storia a fumetti o meno. Non c'è tempo di reinterpretare: il lavoro dello sceneggiatore deve essere tecnico, ovvero, subito pronto al passaggio ulteriore del disegno della storia. che poi andrà in edicola.





L'autore di libri invece, quando si mette alla macchina da scrivere o al pc, ha davanti a se il foglio bianco dove deve (certo con vari passaggi e riscritture) far apparire quanto prima la pagina stessa che poi finirà dentro il libro stampato e mandato in libreria... è ben diverso... Quando scrivi come autore devi cercare subito la forma linguistica e lo stile letterario che vuoi che abbia la tua opera. Nella sceneggiatura invece questa forma e questo stile si completano nel passaggio alla stesura grafica o cinematografica. Sono due lavori simili negli intenti ma molto diversi nel metodo.





A questo però devo aggiungere che, venendo dal fumetto ed essendo ancora e sempre un illustratore, ho portato con me anche nel mio passaggio da sceneggiatore ad autore il modo di concepire ed elaborare le storie e i personaggi che avevo ai tempi dei fumetti. Ovvero: sempre le mie storie nascono con una serie di scarabocchi e dialoghi tra i personaggi che mi aiutano a rendere graficamente la visualizzazione che sto creando nella mia mente. Esattamente come facevo con i fumetti, anche i miei libri nascono da questa sorta di lay out volanti, che produco magari al parco in estate mentre porto i bambini a giocare, o a letto la sera prima di dormire, o sul divano mentre guardo un film... o in qualsiasi altro momento di ispirazione. Ho sempre con me carta e pennarello per schizzare qualcosa e cogliere l'attimo fuggente dell'ispirazione, che è un dono divino che non va mai sprecato. Potrebbe essere nulla, ma potrebbe anche essere l'embrione o un momento di una storia epocale, chi lo sa? Poi nel mio studio, davanti al pc, rielaboro quegli scarabocchi schizzandoli meglio con la penna elettronica e il photoshop e riscrivendo meglio i testi col word...

Hogard faccia di Drago edito da Lapis è il tuo piccolo grande capolavoro. Il protagonista è una creatura un po' strana, un ragazzo "mitologico" dal volto di drago e dal cuore buono. Raccontaci subito quanto di autobiografico c'è in lui!!

Si bé, "è un capolavoro" nel senso etimologico della parola... nel senso cioè che è il mio "primo lavoro" nel genere fantasy che tanto adoro e al quale vorrei dedicare tutto il mio tempo d'ora in poi... salvo magari qualche grande illustrato sui generis. Che poi sia anche riuscito piuttosto bene, me lo auguro, non sta a me dirlo... di certo io ci ho messo il cuore e il cervello nel modo migliore che potevo.


Si c'è qualcosa di autobiografico ovviamente. Ma non solo e non tanto su come sono io ora, a parte la innata voglia di lottare per il bene che ho scelto da sempre. E' un po' la metafora di come ero da ragazzo, del contrasto forte che sentivo e vivevo tra i miei ideali, che erano poi quelli che ci venivano insegnati come sani e giusti, e l'ipocrisia del mondo adulto, che invece quegli ideali fingeva solo di seguire. Mi ha sempre colpito questo fatto: tanti adulti che ad un certo punto smettono di credere in qualcosa o, peggio ancora, fingono di credere in qualcosa, ma poi si comportano in modo opposto.. o indifferente. E' stato un vero trauma per me e soffro sempre tantissimo quando mi trovo di fronte i casi più eclatanti, che non sono solo e necessariamente il classico politico demagogo che ruba o l'uomo di fede che rinnega dio nei fatti, ecc... ma anche il semplice conoscente che magari insegna a suo figlio che non vale la pena di essere onesti perché il mondo è tendenzialmente disonesto e quindi, cercando di esserlo si è solo degli stupidi. Quanti casi simili ci capitano davanti ogni giorno? Ecco io non li sopportavo e non li sopporto... e in questo mi sento molto Hogard... nuvolette mi escono dal naso e guai se avessi davvero la forza di un Drago.




Ma in ultima analisi Hogard è anche la metafora del preadolescente, che ancora crede fortemente in quella che definirei la "fase magica" della vita (non a caso ho scelto un'ambientazione fiabesca) ma scopre, ahiluì, di essere rimasto il solo a crederci davvero e di essere preso in giro per questo. In lui insomma vedo tanti ragazzi di oggi che, come me e te Valeria, andranno incontro a piccole e grandi delusioni e disillusioni, man mano che si scontreranno con il Mondo adulto, pieno di contraddizioni. La prima è che si continua caparbiamente a insegnare loro vuote formule rituali di convivenza e di regole condivise: la giustizia, la democrazia, la pace, la solidarietà... poi alla prova dei fatti invece gli si pone davanti un mondo che non crede davvero a tutte queste belle parole. Quando penso a questi poveri ragazzi che saranno disillusi come me, più che con Hogard vorrei allora identificarmi con Merlino, andare loro incontro e dire loro che devono comunque credere in sé stessi, perché solo dalla differenza che faranno con il loro esempio di vita, potrà nascere qualcosa di diverso. E' quello che faccio con i miei figli, a cui ho dedicato i libri di Hogard... ma con i libri, idealmente è quello che vorrei fare con tutti i bambini.






Quanto è rimasto dentro di te prima di farlo nascere? E dopo la nascita quante trasformazioni ha subito prima di venire alla luce del pubblico?

Bé, se lo prendiamo proprio dalle origini, all'inizio non si chiamava nemmeno così.. era un altro personaggio ma aveva sembianze molto simili... E risaliva ad almeno 12 anni fa! Poi quel personaggio ebbe una sua evoluzione fumettistica, che però si frantumò nel sogno non divenuto realtà di piazzarmi in qualche modo in un concorso a fumetti francese. Lo lascia nel cassetto, ma poi da una sua costola nacque l'idea di Hogard... Tuttavia, per scaramanzia non ti dico come si chiamava il personaggio originario e che storia aveva, perché sono ancora convinto che possa funzionare e divenire magari una graphic novel... ma non per bambini del target di Hogard... più grandi!




La prima stesura era un bel po' diversa, anche perché, come dicevo, ero abituato a scrivere per una età un po' maggiore... la storia era più ricca, c'erano più personaggi e più intrecci. Ma soprattutto una ironia più azzardata e implicazioni e rimandi culturali più densi (per esempio sulla saga di Artù). Ma questo rendeva tutto anche più complicato e confuso, specie per il target della collana. La mia editor, una delle massime esperte del linguaggio della scrittura per bambini in Italia, giustamente me l'ha fatto notare. Non mi ha imposto le modifiche intendiamoci, mi ha semplicemente detto con grande onestà che se avessi voluto pubblicarlo in quella collana avrei dovuto reimpostarlo in modo da renderlo leggibile a quel target. Quindi via alcuni personaggi e agli intrecci narrativi che smuovevano e concentrazione sulla trama essenziale. La decisione spettava solo a me. Questo fatto non è certo stato facile da digerire, ma alla fine mi sono convinto che fosse giusto così: che il personaggio di Hogard meritasse tutta la mia attenzione, anche a scapito di personaggi minori e a vantaggio di un linguaggio più semplice e sintetico. In questo modo tra l'altro si è finito per dar maggior risalto anche alla narrazione disegnata. Cosa a cui tenevo molto! Un testo eccessivo sarebbe risultato pesante alla fine e avrebbe messo in ombra le illustrazioni e la loro funzione narrativa. Mi piace l'idea innovativa di proporre libri per ragazzi con un contenuto grafico più sostanziale e funzionale alla narrazione: una sorta di ibrido tra la letteratura illustrata classica e la graphic novel se vogliamo...

Per questo dentro di me sono rimaste tante battute, tanta ironia, tanti personaggi, ma tutto sommato ne ha guadagnato la parte restante. E' stato un po' come sbarazzare una stanza eccessivamente piena di mobilia e suppellettili, guadagnando aria e spazio vitali per la storia nella sua essenza. Non finirò mai di ringrazia Luisa per questo: mi ha insegnato davvero un metodo coraggioso di scrittura, che penso proprio di seguire sempre d'ora in poi: la potenzialità narrativa va amministrata e dosata sapientemente e l'ego autorale va ogni tanto sedato :-)

Il tema epico e storico appassionano da sempre generazioni di bambini. Ma nel tuo libro abbiamo una situazione "antieroica", in cui i tradizionali punti fermi sono sconvolti: regna il caos e ...la stupidità. Hogard, ingenuo e puro, è l'unico che può salvare la situazione. Chi sono gli eroi oggi? Perché c'è bisogno di eroi come Hogard?

Quando vado in giro per le mi presentazioni del libro ai bambini, parlo loro di tue tipi sostanziali di eroe: li disegno sempre gli uni con una freccia in alto che guarda verso il basso, gli altri con una freccetta in basso che guarda vero l'alto... poi sagomo proprio il loro corpo sulla traccia di quelle frecce: i primi vengono alti, con le spalle larghe la vita stretta e le gambe lunghe. Traccio poi sul loro petto una S per far capire che si tratta di SUPER EROI, come SUPERMAN, e tanti altri, sia dei fumetti che dell'epica antica. Sono gli eroi che nascono già forti e pieni di superpoteri, Dei, semi Dei, Figli di Dei, Alieni con poteri non umani, Ricconi con mezzi potentissimi a disposizione, ecc. questi eroi guardano il mondo dall'alto della loro potenza e spesso invincibilità. Per loro salvare il Mondo è una sorta di passeggiata, per alcuni addirittura un hobby.

L'altro eroe invece è un omino, piccolo, fragile, impaurito, senza spalle e spesso con la pancetta. Il suo stesso corpo è una freccia che guarda in su, che aspirerebbe a diventare qualcosa di meglio, di più alto e nobile. E' l'eroe per caso, il tipico antieroe delle fiabe e dei romanzi fantasy. Gli Hobbit sono così, Harry Potter, Semola, Paperino, tanti insomma: si trovano invischiati in situazioni pericolose loro malgrado e si mettono nell'ordine di idee di doversi sacrificare, impegnare, lottare per salvare sé stessi e il mondo che gira intorno a loro, messo in pericolo dalle trame oscure di qualche losco antagonista.

Ecco, anche Hogard è così.. ha la potenza di un drago certo, ma non lo sa (anche tutti gli altri citati hanno una forza e una magia dentro che non sanno di avere), è ingenuo e maldestro, si batte perché la sua natura lo porta a non sopportare il male e l'ingiustizia, ma non perché sa di vincere facile... si butta nella mischia senza valutare questo aspetto, senza la sicurezza e nemmeno la coscienza di poterla spuntare.. lo fa è basta, perché è giusto così!





Quale migliore espressione dell'uomo comune che fa del suo meglio, che ogni giorno si batte come un leone per resistere alle contraddizioni del Mondo, che molto spesso sembra proprio una infida e gigantesca trappola per topi? La maggior parte di loro si sente impotente, rassegnato, non reagisce in nessun modo o si arrende quasi subito... Ma il piccolo eroe delle fiabe NO! Lui reagisce sempre e comunque, non si da per vinto e le tenta tutte, fino all'ultimo respiro. E' questo il vero eroe secondo me, quello che non ha nulla da perdere perché possiede solo la sua dignità e la sua parola, la sua essenza votata al bene! Questo è Hogard!

Blake ti ha fatto innamorare e ti ha liberato. Quali ispirazioni hai invece assorbito per quanto riguarda la costruzione del racconto e della storia?

Ebbè il discorso qui è così ampio che richiederebbe troppo tempo e troppe pagine, quindi preferisco farti una sinossi: tutto il fantasy e tutto ciò che riguarda la saga di Re Artù e dei Cavalieri della Tavola Rotonda mi ha ispirato in varia misura (ma davvero tutto, dai libri antichi ai saggi sul tema, dai film ai cartoni, persino quelli umoristici, come ad esempio una serie ora rarissima che andava molto quando ero bambino: Re Artù e i cavalieri della tavola quadrata, moooolto esilarante, vi consiglio di cercarla su YOUTUBE; ricordo ancora che da piccolo puntavo la sveglia alle 5 del pomeriggio e aspettavo sugli scalini fuori casa che suonasse, per avere il permesso di accendere l'enorme tubo catodico e gustarmi gli episodi quotidiani della mitica TV dei Ragazzi)... Hogard è il mio primo tentativo di costruire un fantasy adatto ai bambini, ma tanti altri ne seguiranno, oltre Hogard, frutto grosso modo della stessa ispirazione... Ormai lo sapete, mi piace scrivere usando il metalinguaggio delle fiabe e del fantasy... è il miglior modo di parlare di cose delicate senza rischiare di offendere qualcuno in questo pazzo pazzo mondo.

Leggiamo che "Mirco è un assiduo frequentatore di boschi e sostiene di essere il portavoce delle storie che gli detta il piccolo popolo di folletti." I temi ecologici ti sono cari, presti la penna a libri che raccontano come rivolgerci al pianeta. Ci racconti il tuo rapporto con la natura? Come un autore come te riesce a lasciare un messaggio così importante a ragazzi e bambini?




Ah ma a dire il vero, quando dico quelle cose, non mi riferisco tanto al mio spirito ecologico, quando proprio al mio spirito magico... i boschi che intendo io sono luoghi interiori e i folletti sono appunto archetipi che incontro nei miei viaggi interiori... Poi si, molto spesso questo viaggio è agevolato, inutile negarlo, dallo stare in mezzo alla natura e girare per i boschi veri, o i parchi, che per fortuna abbondano ancora nel luogo dove abito, i colli Euganei, che io chiamo la mia Contea.

In realtà poi io non sono particolarmente ecologista rispetto al comune sentire, davvero. Cerco di esserlo nel mio piccolo, come cercano tutte le persone di buon senso... quindi cerco di consumare in modo saggio ed equilibrato (tanto per fare un esempio, tengo un telefonino o un computer o un'auto finché funzionano, non li cambio solo per soddisfare quella sorta di disturbo ossessivo compulsivo che prende gran parte dell'umanità. Non è giusto: si consumano risorse vitali del pianeta per produrli e si inquina a dismisura per usarli e smaltirli). Di certo non sono nemmeno un ecologista della domenica... rispetto e amo la natura tutti i giorni!




Come la divulgo poi? Bé, mi piace parlare di questo come di ogni altro argomento usando molta ironia, ma soprattutto cercando di esprimere la sua essenza, con semplicità, senza troppi fronzoli tecnici e paroloni... tutto lì! Scrivendo e disegnando su qualsiasi argomento come se lo stessi spiegando alla tua bambina di otto anni, stai pur sicura che lo farai capire meglio anche agli adulti! Oltre ad aver scritto due libri sull'argomento rifiuti, raccontando tutto quello che si doveva raccontare sul rapporto dell'uomo con questo problema, dall'antichità ai nostri giorni, giro spesso per scuole e biblioteche, che ormai da tre anni mi chiamano a parlarne ai ragazzi... e devo dire che l'attenzione che ricevo e la sensibilità che raccolgo, da parte di bambini e insegnanti, è più che soddisfacente. Comunque ci facciamo anche qualche bella risata eh? Figurati che per almeno metà del tempo parlo loro di città antiche e medievali invase dalla CACCA!

Sei un dolce papà, ci racconti qualcosa della tua esperienza paterna? Leggi libri insieme a loro e lo facevi in passato? Per un artista che vive in un mondo creativo, quanto è importante confrontarsi con l'infanzia e l'adolescenza?

Bé! è fondamentale, ormai l'ho detto e ripetuto in molte interviste e qui rischierei solo di ripetermi, ma davvero per me è stata la paternità a cambiare il mio modo di concepire il mio lavoro: prima mi rivolgevo agli adulti o ai ragazzi "maturi" diciamo (anche condizionato dal fatto che ho cominciato questo lavoro parlando soprattutto ai miei amici e colleghi studenti). Oggi invece leggo scrivo e disegno solo per i bambini.. e questo praticamente da quando ho avuto LORO, i miei autentici tesori... coloro che mi hanno fatto riscoprire cose che avevo sepolto dentro di me: ovvero com'ero quando ero un bambino come loro. E' stato un processo di identificazione davvero epocale per me: senza di loro probabilmente mi sarei perso... mi sarei dimenticato, mi sarei "chiuso dentro" a tripla mandata, logorandomi piano piano... Devo a loro e alla loro dolce mammina la mia salvezza, c'è poco da dire! 



E rubando la frase a McLuhan, "il medium è il messaggio": ciò che ho scoperto con loro, ovvero il me stesso come ero, quella parte di me che conservava il mistero e il fine della mia esistenza, è divenuto anche l'unico argomento della mia opera di autore, declinato in varie forme, misure e maniere, ma sempre attraverso il genere letterario più consono a questo tipo di operazione culturale: la fiaba e il fantasy! Sono così entusiasta del mio riscoprirmi, che voglio comunicarlo con la mia opera di autore a tutti gli altri, a cominciare dai bambini: rimanete voi stessi, e se siete già cresciuti, riscoprite come eravate: è quell'essere dentro di voi che farà la differenza in grado, nel suo piccolo, di cambiare il mondo. L'involucro in vari stadi di conservazione o logoramento che lo contiene è noioso e ripetitivo... E' troppo condizionato dal mondo esterno, ha troppa paura e finisce per confondersi sempre e solo con la corazza dell'ego... Ecco, ai bambini piace giocare con il lego, agli adulti con l'ego! L'ho detto!

Dedichi il primo Hogard al tuo primogenito di 14anni e dedicherai il secondo capitolo della saga alla tua bimba di 8. Quali valori e messaggi vorresti regalare dalla lettura dei tuoi libri ai bambini di oggi? L'ironia è un'arma efficace e potente che si impara già da piccolissimi, e le tue opere ne sono ricche, forse anche grazie alla tua provenienza dal fumetto. Come hai affrontato il passaggio dall'ironia degli adulti, spesso vicina alla satira, all'ironia per bambini e ragazzi?

Proprio quello che ho detto sopra: conservate la purezza che avete come dote naturale, non fatevi incantare dalle sirene dell'ego, sconvolto letteralmente dalla esperienza del Mondo, dall'ipocrisia che l'adulto finisce per adottare come unico strumento per superare le difficoltà quotidiane.




Ma dandola vinta alle paure e all'ipocrisia si finisce per odiare sé stessi. Inconsciamente. E' un logorio quotidiano inesorabile, procede a piccoli passetti impercettibili, ma così tanti che si finisce per perdere la strada del possibile ritorno poi... E quando ti giri, non vedi più com'eri, non vedi più te stesso, non ti conosci più davvero e vedi negli altri solo altri alienati. In quel momento l'unico modo che hai per non odiarti consciamente, è quello di odiare un pochino gli altri. Per questo la maschera dell'ipocrisia ti è utile. Non puoi essere sempre in guerra aperta con te stesso e quindi alleggerisci la pressione del tuo animo prendendotela un po' col tuo prossimo. Vedi in loro le tue stesse mancanze, ma non le puoi ammettere su te stesso... la critica agli altri è un po' l'inganno che la nostra psiche ci fa, perché in verità è invece critica a noi stessi. Ma è anche il regalo del nostro spirito di conservazione: siamo un po' arrabbiati con gli altri perché ci ricordano come siamo fatti noi. Se rivolgessimo contro di noi quella rabbia, sarebbe letale.

Tutto questo non succede quando si è bambini: i bambini sono la parte antica dell'essere, la parte pura, lo scrigno che conserva il progetto di noi, ciò che vorremmo e dovremmo davvero essere nella vita... Usare l'esperienza sensibile e razionale dell'adulto mantenendo la purezza d'animo del bambino sarebbe l'ideale. Te lo voglio dire con un passo di uno dei tanti libri che ho nel cassetto:
"Dimmi ragazzo. chi è più antico? Il bambino o l'uomo?" chiese il Mago.
"L'uomo ovviamente!" rispose il ragazzo.
"I tuoi occhi ti ingannano ragazzo", disse il Mago, "Quando guardi un bambino è come quando guardi una stella!"
"Non capisco cosa vuoi dire Mago.."
"Quando guardi una stella non la vedi com'è ora, ma la vedi brillare della luce che aveva nel passato.", spiegò il Mago, "Allo stesso modo, quando guardi un bambino, vedi la luce che brillava in un uomo, prima che perdesse nel Mondo..."

Ecco, questo è il messaggio fondamentale che voglio passare ai bambini, ma anche al bambino che è ancora dentro l'adulto... e lo dirò in tutti i modi possibili. Qualcuno mi ascolterà spero!





Per quanto riguarda la variazione di target dell'ironia, bé dico la verità... ero troppo abituato a un linguaggio ironico tarato sugli adulti (ho fatto tantissime vignette satiriche in passato) e sui ragazzi (attraverso i fumetti)... Il passaggio a una ironia più leggera, adatta ai bambini, non sarebbe stato possibile senza la lezione di levità fatta da una maestra d'eccezione: Luisa Mattia. E' una lezione ancora in corso intendiamoci, ma ci possiamo permettere un corso accelerato, sia perché lei è la migliore insegnante che potessi avere, sia perché, scusate se me lo dico da solo, io sono anche un allievo molto disciplinato! E poi anche perché la sua è stata una drastica cura da cavallo eh? La chiamo affettuosamente "Luisa mani di forbice". Al suo trattamento chirurgico o si sopravvive alla grande o si lascia a gambe levate il tavolo operatorio prima dell'anestesia! Indovinate cosa ho scelto? :-)


Giochi con noi al gioco di LIA?

1. Il primo libro che ricordi

Mah... forse una serie di libri sulle avventure di David Crockett, il leggendario eroe degli Stati Uniti prima della II Rivoluzione Industriale, quando si poteva ancora parlare davvero di Selvaggio West. Era una serie di avventure di lui da bambino, in mezzo a boschi tra mille pericoli, se la cavava sempre con un provetto Indiana Jones... Mi tennero compagnia una intera estate passata a casa della nonna ad Asti, in Piemonte... non avevo molti amici lì e quindi ricordo bene questi libri, perché furono i miei grandi amici di quella estate.

2. Ultimo libro letto

A parte BOY di Roald Dahl, riletto per motivi che ben conosci? :-) Ho tentato di leggere un libro di Pennac, ma non ci sono riuscito, nonostante lo ami molto come personaggio e adori la sua filosofia e le sue trame, ma la sua scrittura così frenetica e sincopata non mi prende.... preferisco gli stili chiari e lineari. Ecco, mi pare sia stato CORALINE di Gaiman l'ultimo letto... aggiungo che da anni ormai non leggo altro che libri per ragazzi e bambini... i libri per adulti sono molto rari nel mio comodino.

3. Incendio! Scegli un oggetto e un libro da salvare.

Qualcosa su cui scrivere e disegnare, quindi un bel block-notes o magari un computer se ce la faccio! Il libro.. ce ne sono tanti.. per esempio uno di Dahl disegnato da Blake, o uno di Dickens... uno qualsiasi... ma se proprio mi vuoi toccare in profondo, magari salverei ARCHETIPI DELL'INCONSCIO COLLETTIVO di Jung.. mi ha dato molto e ad ogni rilettura c'è qualcosa di nuovo e profondo da imparare.

4. Il personaggio letterario che più ti somiglia

Bé. non sono bello come lui, ma mi sono sempre identificato molto in Nicholas Nickleby di Charles Dickens.. come si è preso cura della famiglia, il suo senso dell'onore e della giustizia... mi ha incoraggiato molto e ho cercato di emularlo. Poi vabbè, mi sento anche un po' uno sfigato alla Beniamin Malaussene di Pennac, ma quello credo molti di noi... no?

5. Un autore (e/o illustratore) con cui andresti a prendere un caffè,

Non voglio dire il solito Quentin Blake o sarei monotono (ma tu sai che lo direi eccome), diciamo magari Oscar Wilde... deve essere stato uno di grande compagnia... di quelli che ti arricchiscono con poche battute, quindi una mattinata al bar con lui sarebbe una bellissima cosa secondo me!

uno con cui andare in vacanza

quindi un caffè più lungo diciamo... mmmhhh, magari Ken Follet, l'ho sempre pensato un uomo ricco di risorse e buoni consigli, da cui attingere segreti e aiutini di vitale importanza, sia in senso professionale che umano in genere...

e uno da sposare

sposerei volentieri (se non fossi già felicemente sposato, of course!) Kate di Camillo, una giovane scrittrice americana che ha uno stile così dolce che mi affascina molto... se tanto mi da tanto!

6. Miglior libro da regalare a chi ami

se intendi mia moglie: I PILASTRI DELLA TERRA di Ken Follet
se intendi mia figlia: MATILDE di Roald Dahl
se intendi mio figlio: IL COLORE DELLA MAGIA di Terry Pratchett, 
se intendi in generale regalerei il dialogo platonico sull'AMORE per eccellenza: IL SIMPOSIO,

7. Entra in un libro e cambia il finale. Dove sei e cosa è successo?

Oddio, non me lo chiedere, non lo farei mai! nemmeno per divertimento... l'atto creativo è un atto sacro... Te lo immagini Dio cambiare la genesi di un altro Dio! :-) ..se non se lo può permettere lui, come mai potremmo noi umili terricoli???

8. Il libro che meno ti è piaciuto e quello che hai odiato

Purtroppo sono molti quelli che non mi sono piaciuti... se non mi prendono entro le prime dieci pagine, li mollo per sempre. Sono talmente tanti guarda, che non so dirtene uno di preciso ora... Ma odiare no... non credo di aver mai odiato un libro. Se non mi è piaciuto ho sempre dato a colpa a me, forse non ero pronto per leggerlo!

9.Sei il Ministro della pubblica Istruzione: scegli un libro per ogni fascia di età
- maternada leggere con la mamma però: NATA IERI oppure BABY GENIUS, illustrati da James Simon (l'emulo inglese di Blake)
- elementareOSO o IL PUNTO di Peter Reynolds
- medie, tutto Dickens, o almeno Oliver Twist
- liceo, tutto Tolkien, o almeno The Lord of the Ring

10. A spasso nel tempo: quale libro vorresti aver scritto e/o illustrato?
scritto: ehh sarò monotono, ma sempre Dickens: CANTO DI NATALE, il più bel libro in assoluto, per me!
illustrato: un fantasy minore di Tolkien ma che penso mi sarebbe venuto molto bene (e chissà che non lo faccia un giorno, in effetti non penso sia più stato re-illustrato dalla sua lontana uscita) IL CACCIATORE DI DRAGHI di Tolkien .. dicono che i draghi mi vengano benino :-)

11. 3 libri per bambini da lasciare alle future generazioni
NICHOLAS NICKLEBY di Dickens, LE STREGHE di Roald Dahl, il primo di HARRY POTTER in fondo lo trovo epocale dai (gli altri poi no sai? Mi hanno stancato)... quindi ce lo metto e ci aggiungo in omaggio il mio prossimo, che scriverò dopo Hogard :-)

12. Consigliaci 3 libri assolutamente da non perdere
ehhh! Il problema è che non leggo da tanto tempo autori per adulti... se vuoi tre titoli che mi hanno condizionato o suggestionato molto, a parte che tutti quelli che ho citato qui sopra sono già nella classifica a pieno diritto.. non so, aggiungerei L'ALCHIMISTA di Coelho (versione con le splendide illustrazioni di Moebius), LE AVVENTURE DEL TOPINO DESPEREAUX della citata moglie virtuale Kate di Camillo e i due libri per ragazzi del mio quasi omonimo Masefield: IL POPOLO DI MEZZANOTTE e LO SCRIGNO DEI DESIDERI....  ma ne dimentico sicuramente altri che domattina mi pentirò di non aver scritto, lo so! :-) 

POST SCRIPTUM













Ecco: questi piccoli bassorilievi si trovano sul muro sud della casa dove sono nato e vissuto fino ai dieci anni. Esattamente in corrispondenza del mio lettino, all'interno.

Raffigurano San Giorgio e il Drago.
Che cosa ci faccia un mito nord europeo sul muro di una casa persa nella pianura padana, non lo so proprio.


Ma mi piace pensare che siano stati messi perché la mia mente un giorno partorisse Hogard, faccia di Drago! 








Nessun commento:

Posta un commento