I nonni negli anime di Hayao Miyazaki

Siamo alla fine del mese dei nonni. In questo mese di LIA a loro dedicato si sono scoperti, discussi ed amati una quantità di libri sui nonni e con i nonni inimmaginabile, e così moltissime suggestioni ed illustrazioni.
Mancava da approfondire una cosa, che Angela faceva notare nel gruppo fb: i nonni negli anime di Hayao Miyazaki.


Poiché sono un tantino (ma un tantino eh!) maniaca del genere, ecco qui che questa piccola carrellata viene affidata a me.
Gli anime amano gli anziani, e questo vale per tantissimi autori, non solo Miyazaki.
Si pensi ad esempio ad un film (per ragazzini ed adulti) come Summer Wars di Mamoru Hosoda, in cui tutta la riflessione sulla modernità e la vita è imperniata sul rapporto tra la nonna - capofamiglia e la famiglia stessa.
Gli anime amano gli anziani perché nella cultura giapponese essi sono veramente importanti.
Il confucianesimo li definisce “corona della società”, ed in Giappone c’è una festa ad essi dedicata, molto sentita (Keiro No Hi).
Nella lingua giapponese esistono due termini: senpai e kōhai, che rappresentano proprio l’archetipo dell’anziano mentore e del giovane che si mette sotto la sua guida, e che migliorano entrambi dal reciproco aiuto.
Sono parole usate in ambito lavorativo, sportivo e scolastico, permeano la vita quotidiana e le abitudini, e provengono dalla tradizione filosofica confuciana.
Ed è proprio questa relazione archetipica anziano - giovane che emerge prepotente nelle opere miyazakiane.

Una delle prime serie animate di cui Miyazaki è stato regista e che racchiude buona parte della sua poetica è Conan il ragazzo del futuro.

Ed eccola cominciare con una coppia nonno - nipote che vive in solitudine e simbiosi perfetta. Il nonno muore nel corso della seconda puntata, ma non per questo non è una delle figure centrali di tutta la vicenda: sono proprio il suo invito alla vita ed i suoi insegnamenti che guidano il protagonista nel corso di tutte le sue avventure. Mentre un’altra grande figura di nonno campeggia misteriosa e fondamentale fino alla fine: quella del dottor Rao.

La scomparsa di entrambi i nonni mentre i giovani si apprestano a costruire un mondo nuovo di pace rappresenta proprio il passaggio di testimone tra una generazione che ha sbagliato, ma tentato di correggersi, e quelle successive.
Tra le più significative riflessioni sulla vecchiaia c’è poi quella de Il castello errante di Howl.


La protagonista, Sophie, viene trasformata per incantesimo in se stessa anziana, ed in queste sembianze deve stare accanto al vanitoso mago che ama.
Passando più volte per varie sfumature d’età, e conservando infine il colore argentato dei capelli, Sophie compie un viaggio iniziatico dentro se stessa, dentro la sua capacità di accogliere e di essere guida. Le sue capacità “di nonnetta”, appunto.
Ma non meno importanti e caratteristiche sono altre nonnette che hanno ruoli di comparsa in altri lungometraggi.
In Nausicaa della valle del vento c’è la vecchia guida del villaggio, che filtra per tutti il linguaggio della natura. Nello stesso film è sempre una figura anziana e saggia a fare da contraltare alla giovane protagonista: si tratta di Lord Yupa.

In Il mio vicino Totoro è una nonna ad aiutare ed accogliere le bambine in attesa preoccupata della loro mamma. È sempre lei che rivela loro le creature magiche che abitano la casa (di nuovo il ruolo di guida e mediatore!).

In Kiki consegne a domicilio una’anziana signora diventa quasi una nonna adottiva della giovane streghetta. Anche in questo caso la supporta, consiglia, sostiene, ed al contempo ne viene aiutata. Esattamente il concetto di senpai e kōhai (avete presente la scena commovente in cui le fa trovare la torta di compleanno?!).


Tralaltro è una vecchietta elegantissima e molto garbata. Un carattere tipico delle nonnette miyazakiane. Anche se le stesse non sono irrealistiche, ma pur essendo adorabili hanno sempre alcuni difetti tipici delle nonne, che le rendono candidamente vere.
Anche in La principessa Mononoke c’è una nonnetta che offre il suo viatico di saggezza alla partenza di Ashitaka.


C’è poi la figura di nonna ambivalente: crudele e benefica, la stessa faccia della stessa anzianità, presente in La città incantata.
Ma anche quando è nemica, la donna anziana funge da guida per la bambina che impara a conoscere se stessa.
Ed anche il vecchio ragno antropomorfo Kamagi si può considerare un “nonno” accompagnatore.
Per non parlare delle nonne della casa di riposo di Ponyo sulla scogliera.
Protagoniste loro stesse di un cambiamento progressivo grazie alle avventure vissute: da imbelli e vittimiste in sedia a rotelle, ad arzille, coraggiose ed emotive, e camminanti su due gambe.


Anche infine in Arrietty (di cui Miyazaki non è regista, ma cura il soggetto) è una nonna l’unica presenza affettuosa nella vita del ragazzo protagonista. Ed è l’unica che come lui crede alle storie fantastiche sui piccoli abitanti del pavimento.
Ma per finire torniamo ai nonni al maschile.
Ricordiamo il vecchietto che in Laputa il castello nel cielo svela ai ragazzini il mistero delle pietre, e li avvia così al loro destino. E non dimentichiamo però la straordinaria e rocambolesca "nonna" pirata, che piange le trecce perdute della sua nipotina acquisita.
Ricordiamo il signor Piccolo, il nonno di Fio in Porco Rosso. Anche lui è chiave nello svolgersi della storia, anche lui accompagna i più giovani a risolvere se stessi.


Ricordiamo il vecchio custode di Lupin III - il castello di Castello di Cagliostro, che veglia sulla sorte della sua piccola principessa, sul suo castello, sul suo cane. E che si ritroverà ad aiutare un ladro per salvare lei …
Ricordiamo infine un nonno meraviglioso, un perfetto esempio di colui che conduce i giovani per mano nella propria vita. Il nonno di Seiji, l’antiquario di I sospiri del mio cuore (di cui nuovamente Miyazaki è autore del soggetto).


Egli non è presente solo per sostenere il proprio nipote verso la conquista del proprio futuro, ma anche per la sua amica - amata Shizuku.
In questo delicato e realistico film i due ragazzi sono alla ricerca di se stessi, delle proprie vocazioni, ed il nonno è colui che li aiuta a rendere tutto questo possibile, tenendoli al contempo uniti.
Insomma il nonno simbolo di senpai e kōhai, perfetto per concludere questa nostra rassegna.
Ricordando che grazie ai nonnetti di Hayao anche il cinema americano ha ospitato una memorabile e struggente coppia di vecchietti. John Lasseter stesso dichiara infatti la sua ispirazione al cinema di Miyazaki nella produzione di Up, uno dei film d’animazione occidentali più significativi per quanto riguarda la riflessione sulla vecchiaia.
Ancora un film sulla vita che si chiude e sulla vita che al contempo si dischiude. E su come le due parti toccano.
Per approfondire i film di Miyazaki e la loro visione da parte dei bambini puoi leggere i miei post:


Indovina l'illustratore #2 - Il Prestigiatore Verde di Munari

Questa la domanda che Valeria, per il gioco "indovina l'illustratore", ci proposi la settimana scorsa. Lo avevate indovinato? Bravi! 

Per rendere omaggio al grande Bruno Munari e al suo compleanno, il gioco raddoppia!
Indovinate il titolo dell'opera da cui è tratta l'illustrazione.
Un piccolo aiuto...? Forse per indovinarlo ci vorrebbe una magia!




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Ben 70 anni fa Bruno Munari diede vita ad una collana di libri, 9 in tutto, pensati un po’ per leggere e un po’ per giocare. Finestre, pagine a matriosca, storie circolari che dalla fine tornano all’inizio, giochi di magia: ecco le prime storie per bambini dell’artista.



Il Prestigiatore Verde è il mio preferito: Alfonso, incredibile prestigiatore, scompare e riappare tra una pagina e l’altra del libro, come un illusionista perfetto. In realtà cerca solo un po’ di pace per suonare il suo violino, ma nonostante il suo mestiere, riusciamo a scovarlo proprio in fondo all’ultima pagina. Forse è difficile capire l’innovazione che Munari ha portato nella letteratura per l’infanzia: ormai siamo ben abituati a libri che facciano giocare, che tengano alta l’attenzione dei piccoli, che divertano. Ma negli anni 40 non era certo comune! Altra opera di innovazione di Munari sono i Prelibri del 1980: dodici libricini ergonomici per le mani dei più piccoli, di materiali e colori diversi, da toccare, scoprire, seguire con il dito o con la fantasia. Si tratta di libricini senza testo che permettano ai bambini di familiarizzare con l’oggetto libro: "dovrebbero dare la sensazione che i libri siano effettivamente fatti in questo modo, e che contengano sorprese. La cultura deriva in effetti dalle sorprese, ossia cose prima sconosciute" (Munari a proposito dei Prelibri) Secondo voi, in un mondo fatto di tablet e app come il nostro, di bottoni e azioni meccaniche, i libri possono ancora regalare sorprese? Secondo me, ovviamente sì. Ma ogni tanto è bene ricordare la lezione di Nonno Bruno.

Valeria

legge insieme a noi... Cristina Marsi

Quando Cristina Marsi è entrata nel nostro gruppo io sono subito corsa a guardare un po' i libri che aveva scritto. Tra tutti mi ha subito attirato "L'Elisir D'Amore" e "Cappuccetto Rosso". Il primo, perchè narra un'opera e io sono appassionata! Mio padre mi ci portò la prima volta quando avevo 6 anni. Come i libri, anche la musica è una parte fondamentale della mia vita. Il secondo, perchè è in dialetto! non è l'unico, poi... Questo mi piace molto, moltissimo. I dialetti sono parte di noi, una parte importante che non dobbiamo lasciar morire. Inoltre si dice che per imparare bene una lingua bisogna riuscire a capire anche i dialetti, almeno in parte. Chi sa se ci riuscirei io con il triestino (?) 

Dopo aver "studiato" un po' i suoi libri, le ho chiesto di raccontarsi rispondendo a due domande. "Che libri hai amato da piccola?" e "Perché hai deciso di scrivere per bambini". Ed ecco a voi le sue risposte, senza nessuna censura, così come lei le ha scritte:

A me piacevano le raccolte di fiabe dal mondo e popolari.
Mia mamma me le leggeva nei lunghi e caldi pomeriggi d’estate. Quando ero piccola io non c’era la moda dei condizionatori, così quando anche in giardino faceva troppo caldo, ci rifugiavamo nella tavernetta che era bella fresca. Aprivamo due brandine, una a testa, come se fossimo su una spiaggia. Mia mamma sfogliava il libro posto tra le due brandine e io mi appisolavo nella frescura, ascoltando. In quei libri non c’erano che poche sporadiche figure in bianco e nero, però mi piaceva tanto ascoltare, e ricordo storie di bambine che dovevano lavare nel torrente mucchi enormi di bucato col solo aiuto di un minuscolo pezzettino di sapone, oppure storie di padri che tornavano da lunghi viaggi con regali preziosi per due figlie e solo un piccolo uccellino per la terza figlia. Era un uccellino però, che diceva sempre la verità.
Invece tra gli illustrati ricordo con piacere un Pollicino del ’74, editato dall’allora Editoriale Libraria, ora El edizioni. Ancora oggi lo sfoglio con un certo riguardo, sapendo quanto mi estasiava da piccola. Le illustrazioni sono di Claude Lapointe. C’è un orco con una faccia davvero inquietante, e personaggi di un tale realismo! 
Comunque mi piaceva moltissimo anche Candy Candy a fumetti, per dire.
In camera mia avevo illustrati anche più commerciali come il libro della giungla o gli aristogatti della Disney, mi vengono in mente pure i fantastici manuali delle giovani marmotte, o dei giochi di prestigio del mago Silvan.
Il primo vero libro che ho letto per conto mio è stato un romanzo dal titolo “La sovversiva” di cui ricordo il titolo e la copertina che mostrava una bambina scapigliata e imbronciata. Qualcuno me lo regalò per un compleanno, mi pare. Ma la trama non saprei più dirla, chissà? A seguire devo aver letto “Pel di carota”, “Anna dai capelli rossi”, questi credo siano stati i primi libri letti proprio da sola. 
La maniera migliore per esprimermi è sempre stata la scrittura. Ogni cosa che accadeva la dovevo metabolizzare attraverso la scrittura. Scrivevo poesie per i vicini che stavano passando dei brutti momenti, telegiornali umoristici per far ridere mia nonna, lettere agli extraterrestri per confessare i miei sogni e le mie paure. Questa è una cosa strana, lo so. Inutile dire che il tema in classe per me era praticamente una vacanza. Sceglievo il tema libero e partivo, come se non mi trovassi nemmeno a scuola.
Poi ho scritto un po’ di diario, ma mi annoiava trascrivere la realtà.
Allora scrissi dei racconti, a volte un po’ macabri, a volte sdolcinati e stralunati. Non sapevo bene in che direzione andare. La vera svolta è stata quando ho scoperto Roald Dahl. Sì adoravo anche Beatrix Potter, e le letture in stile “Il vento tra i salici”, tutto un altro genere. In realtà è grazie a Dhal che mi sono appassionata alla letteratura per ragazzi.
Poi, a 26 anni, quando avevo già masticato parecchi libri per giovani lettori, è nato un nipotino. Per festeggiare la sua nascita, gli scrissi una raccolta di otto storie di topolini. Ossia mi son tenuta bassa per non strafare con trame complicate, però nello stile già traspariva una certa sfrontatezza instillatami dalle narrazioni del grande Dahl.
Quello è stato l’avvio, poi ho continuato a scrivere, crescendo e maturando nello stile. Secondo me si tratta di un processo che non termina mai. Solo la morte ferma l’evoluzione di un processo creativo. Altrimenti sarebbe infinito, continuo.
Scusate, non vorrei chiudere con questa immagine malinconica. Mettiamola così, se è vero che rinasciamo, vuoi vedere che certe cosucce come la passione per la scrittura o per la matematica, quel che è, ce le portiamo dietro? In questo modo si spiegherebbe perché certi nascono già bravissimi in certi campi, altri meno, secondo una svariata possibilità di gradazioni, con la possibilità di maturare mentre vivono. Questo mi sembra un finale più ottimista, anche se, forse, sono andata fuori tema.


Se volete conoscere meglio Cristina potete seguirla sul suo blog, oppure su quello dedicato proprio ai suoi libri

Ana

I nonni di Mantova

I nonni sono arrivati a Mantova. A guidarle Maria-Sole che si è fatta le osa in ben 4 incontri (a Carpi, Verona e Villafranca) prima di decidersi a portare questa avventura anche a Mantova. Un successo, come lei stessa ci racconta. Ecco, non avere paura, i libri uniscono, i gruppi nascono e poi, cresceranno insieme a voi!
Buona lettura....
Ana

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Un’allegra mattina in compagnia dei nonni
19 ottobre 2014, ore 10.15 - Libreria.coop Nautilus - Mantova


Metti insieme 5 giovani donne e una nonnina ed ecco che il gruppo Leggere insieme… ancora! è finalmente partito anche a Mantova.
La sfida si è presentata subito almeno in apparenza ardua al pensiero di parlare di nonni, ma le nostre donne sono state diligenti: i libri con i nonni li hanno portati e oltretutto neanche pochi!
Bisogna dirlo in verità: i nonni chiamati a partecipare all'inusuale consesso si sono rivelati subito di compagnia. C’erano tanti tipi di nonni diversi, nonni fantasiosi e avventurosi come Nonna Rosa che ha fatto sette volte il giro del mondo (semplicemente facendo ruotare il mappamondo di casa), nonni capaci di far sperimentare ai nipoti la magia di prendere in mano un rastrello e dei semi e dar vita a un orto nelle varie stagioni.


E poi c’erano nonne giocose e spensierate che stavano sul melo a inventare storie non vere; nonni che non erano dei veri nonni, ma che erano dei vicini di casa così “vicini” che nonni lo sono diventati lo stesso. La nonna morta invece ora abitava in cielo, ma non si annoiava per niente perché poteva perfino fare la maglia mentre i nonni a fianco a lei continuavano a parlare in modo un po’ bizzarro dicendo: rulba rulba.


Un po’strano a modo suo era anche quel nonno che un giorno aveva regalato un ruscello al nipotino così come la nonna (ormai in pensione, ma che nella vita aveva fatto il chirurgo) che per festeggiare il suo compleanno aveva invitato le tre amate nipotine senza fare i conti però con il ghiottone che era davvero molto affamato.


Nonna Vaniglia, invece, era molto dolce e l’altra nonna che era morta non poteva essere sotto terra perché non amava né i vermi né le talpe, né volava in cielo tra le nuvole, perché non ce l’avrebbe fatta con i suoi 85. Forse era semplicemente nel suo giardino, leggera come la carezza di una farfalla.
Certo che diventare nonni è davvero una di quelle cose che ti fanno essere al settimo cielo!


Poi, se capita che la tua nipotina tarda ad arrivare (Cappuccetto Giallo a dire la verità poteva anche non arrivare, senza offesa per nessuno, caro Bruno) e il lupo ti mangia, è normale che ti girino un po’ le scatole. Ma se il nonno sbaglia le storie… alla fine tutto si aggiusta.
Anche una zucca e un orso in un grande scatolone possono fare la differenza e, in qualche caso, ti possono salvare anche la vita!


La bellezza dei libri per bambini e ragazzi è tutta qui: anche quando ci si ritrova a parlare di un tema che almeno all’inizio non sembrava particolarmente interessante, ecco che 5 giovani donne e una nonnina si ritrovano alle 12.30 ad avere ancora voglia di stare a parlare di libri e di nonni.


Ma ormai è un po’ tardi, la nonnina deve andare a preparare il pranzo per i nipotini e, quindi, va bene anche così. E poi deve avere il tempo di preparare il vestito da strega perché non vuole assolutamente mancare al prossimo incontro.

Maria-Sole

Abbiamo letto e parlato di:
  1. Davide Calì, ill. di AnnaLaura Cantone, L’INCREDIBILE VIAGGIO DI NONNA ROSA, Leonardo, 2008
  2. Gerda Muller, LA VITA SEGRETA DELL’ORTO, Babalibri, 2013
  3. Mira Lobe, ill. di Franca Trabacchi,, LA NONNA SUL MELO, Piemme, 1994
  4. Anna Lavatelli, ill. di David Pintor, LA NONNA IN CIELO, Lapis, 2008
  5. Emanuela Bussolati, RULBA RULBA, Carthusia, 2013
  6. Gaëlle Perret, ill. di Aurélia Fronty, UN GIORNO MIO NONNO MI HA DONATO UN RUSCELLO, Donzelli, 2011
  7. Pablo Albo & Maurizio A. C. Quarello, IL GHIOTTONE, Logos, 2007
  8. Christian Voltz, fotografie di Jean-Louis Hess, LA CAREZZA DELLA FARFALLA, Arka, 2005
  9. Massimo Alfaioli, NONNA VANIGLIA, Emme, 1998
  10. Vincent Cuvellier - Charles Dutertre, LA PRIMA VOLTA CHE SONO NATA, Sinnos, 2013
  11. CAPPUCCETTO ROSSO raccontata da Roberto Piumini, ill. di Eleonora Temporin, Emme, 2014
  12. Bruno Munari, CAPPUCCETTO GIALLO, Corraini, 2007
  13. Gianni Rodari, ill. di Alessandro Sanna, A SBAGLIARE LE STORIE, Emme, 2009
  14. Helen Stephens, COME NASCONDERE UN LEONE ALLA NONNA, Nord-Sud, 2014
  15. Eva Mejuto, ill. di Andre’ Letria, CORRI CORRI ZUCCA MIA, Logos, 2007
  16. Jacques Benoît, APRITE QUELLA PORTA!, Orecchio Acerbo, 2009

I nonni di Nettuno

Troviamo nonni davvero diversi nel racconto di Carmen e del gruppo di Nettuno. Forse nel gruppo si fanno sentire poco ma CI SONO! Ecco a voi un super gruppo! 
Ana

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Eccomi  qui.  Questa volta colgo la palla al balzo e vi racconto le prime emozioni suscitate dall'incontro di ieri pomeriggio.  Le adesioni sembravano poche questa volta, (sei erano gli assenti) ma le presenze non sono mancate.  Anzi come sapete,  questa volta ospiti graditi erano proprio i bimbi, cominciando dai figli di Maria Cristina, per poi passare a quello di Irene e di una sua amica Estelica, reclutata da scuola. La mia piccolina invece era con il suo papà perché stanca.

Ma veniamo a noi, oltre a me erano presenti Oliveta, Irene, Estelica, Cristina, Marta( reclutata per giocare con i bimbi, ma è stata sopraffatta)  ed infine la nostra amica Emanuela, che  ci ha ospitato nel suo studio ed a cui  dobbiamo dire ancora grazie. Non solo noi abbiamo potuto discutere , ma i bimbi si sono divertiti sia nell’ascoltare  le storie che a giocare tra di loro. Non è mancato neppure l'angolo merenda grazie a Cristina che ci  ha pensato. 

Dal momento che i bambini erano belli carichi, ho tirato fuori il mio costume da maestra ( visto il prossimo tema streghe ero a mio agio)  e mi sono messa all'opera. Subito dopo le presentazioni ,abbiamo cominciato a leggere il primo libro.



  Fascia d'età: da 3 anni

Un rapporto speciale  lega il giovane Carletto al nonno. E’con  lui che si reca a  a scuola la mattina ,con cui   trascorre  i pomeriggi a giocare e  si addormenta la sera . Ma è da nonno Carlo che impara a sconfiggere la paura del  buio, dei mostri delle punture . “Chiudi gli occhi e pensa a una cosa bella” è il trucco per far passare la paura in un attimo e Carletto questo trucco lo conosce, perché glielo ha insegnato nonno Carlo, suo miglior amico. Quando chiude gli occhi, e pensa alle giostre, agli amici, al sorriso della mamma,  la paura svanisce.

Anche a nonno Carlo, che  non è immune dal provare paura,qualche volta  serve stringere la mano di Carletto, che con tenerezza e sensibilità, gli insegnerà come superarla: basta chiudere gli occhi  per ritrovare il sorriso pensando alle piccole cose belle che la vita gli riserva ogni giorno. Un libro  ricco di illustrazioni divertenti e con una cura per i  particolari che  diverte grandi e bambini.

La veste grafica del libro ci ha aiutato molto  nel coinvolgere i bambini che sono rimasti fino alla fine e anzi anche  dopo hanno dato il loro contributo, disegnando su mia indicazione le loro paure. Anche le paure degli adulti sono uscite fuori.

E’ emerso infatti, che spesso le  mamme vengono lasciate in balia di se stesse, nel momento più importante della loro vita, quando più ne hanno bisogno. Non sempre è la gravidanza a fare paura,oppure il parto, ma il dopo, quando tutti ti lasciano sola con quell'esserino che hai tra le braccia e che cerca te. E non sempre le sue richieste sono comprensibili. Ecco a cosa serve unire le forze, per cercare di conferirla  a coloro che non la possiedono oppure anche a dare loro un consiglio, che male non farà.

Come faccio a tralasciare la mia di paura  dei cani , che mi ha accompagnato per quasi metà della mia vita e  l’ha  di certo condizionata,(trascorrevo infatti gran parte della mia giornata tra i libri e la TV). Ma  credo che le cose non accadano per caso e che ciò  sia servito a fare di me quella che sono oggi. 
Subito dopo nonno Carlo, ecco arrivare una delle migliori compagne di giochi che una bambina possa avere, Nonna Elena. Anna Vivarelli 8+


Narrato in prima persona dalla giovane Elena, la storia narrata propone ciò che i bambini vedono guardano il mondo degli adulti. Quella di Elena è una nonna fuori dagli schemi , proprio sui generis. Un pizzico di   stramberia  pervade l’intero libro. La nonnina in questione si comporta come farebbe una bambina talvolta, non come un’adulta e  ne combina di tutti i colori. Sembra quasi che l’adulta che deve sorvegliare la nonna sia proprio Elena. Simpatico l’episodio delle fiabe classiche  distrutte dalla nonna .

Proprio un libro   divertente,  dedicato ai bambini compresi nella fascia d'età scolare che descrive una nonna matta e pasticciona. Elena è simpatica nel  descrivere il mondo degli adulti  con ingenuità  e spesso nel  raccontare le follie della nonna,  ci sono momenti di comicità.

Questa nonnina ci ha fatto riflettere sugli stereotipi , e sul fatto che non tutti siamo fatti nello stesso modo ma proprio per questo siamo unici. Non esiste una formula affinché le nonne siano tutte le stesse, come  anche anche le mamme e i papà,  i figli, le maestre ecc…

 Un posto a parte  per me merita questo libro. 


Attraverso l’affiancamento di chiavi linguistiche differenti, applicate ad un testo semplice e gradevole, Il regalo del nonno, trasforma infatti il racconto di una giornata speciale in una possibilità di lettura condivisa in cui la molteplicità dei linguaggi scatena interesse, curiosità e scambio.

Quello della lettura è un mondo ricco, e vario. Ma è anche un mondo un po’ faticoso soprattutto per chi, alle prime armi, deve imparare a destreggiarsi tra lettere e punteggiatura. Lo stesso vale, ovviamente, per i bambini sordi che si approcciano per le prime volte ai testi scritti, dovendo familiarizzare con una doppia lingua: quella dei segni da un lato e quella alfabetica dall’altro.
Ecco allora che il progetto editoriale marchiato Sinnos offre racconti illustrati, stampati in caratteri tradizionali e corredati da una traduzione in LIS sotto forma di disegni.

E’ un libro  interessante e denso di significato ai fini di una reale e diffusa messa in pratica del diritto alla lettura e al suo apprendimento.
Per una docente di sostegno come me e molte delle altre ragazze del gruppo, questo si può considerare veramente un ottimo sussidio scolastico. 

Come spesso mi capita ultimamente, questo libro è finito tra le mie mani in maniera bizzarra. Giovedì scorso  con la mia Miriam ci siamo recati alla vicina mediateca che si trova ad Anzio. Un’emozione non da poco che spero la mia bimba non dimenticherà. Poco dopo essere arrivata, mentre mi dedicavo alla ricerca dei prossimi libri, mia figlia ha cominciato a raccogliere tutto ciò che attirava la sua attenzione, dai pennarelli ai libri. Ebbene è stata proprio lei che mi ha fatto conoscere questo testo.  Non saprei dirvi se lo avesse sfogliato, o si è fermata a guardare la copertina. Comunque è giunto a me.  Ma c’è un aneddoto nell'aneddoto: a breve sia Miriam che altri compagni del nido parteciperanno ad un corso di BABYLIS  che si terrà a Nettuno, presso Cartoonia (Nido che ci ha ospitato per l’incontro di settembre). Non possono essere  solo coincidenze, vi sembra?


E’ stata la volta poi di 



E' la storia di un uomo che non riusciva a dormire mai. Un giorno il  nipotino incontrò una signora che gli regalò  un libro e gli disse che se lo avesse letto al nonno, egli si sarebbe messo a russare come un trombone. La sera stessa il nipote si mise a leggere il libro al nonno e quando finì di leggere il nonno si addormentò  profondamente. Questo libro sarebbe adatto ai bambini che non vogliono andare a dormire.

Una storia dove le cose sono tutte rovesciate, è infatti  un bambino, Arturo, che racconta delle storie al nonno per cercare di farlo addormentare.

Come dal cappello di un prestigiatore ecco alla fine giungere a noi un testo di Camilleri , mio conterraneo e tra i miei  autori preferiti. Ma cosa ci stava a fare tra noi lo avrei scoperto presto, grazie a Cristina. 



Una fiaba di incantesimi e magia del grande Maestro.
Ancora una volta sono i bambini a raccontare una storia ai grandi...

Il libro che forse ha incuriosito di più al nostro incontro sui nonni è firmato Camilleri (e illustrato da Giulia Orecchia) e ne rivela subito lo stile inconfondibile con il linguaggio che è tipico di Montalbano e alcune espressioni siciliane, di cui una in particolare neanche la siciliana Carmen conosceva( “mammalucchigne”) e con una trama da “giallo” ma a misura di bambino.  Un nano “accussì nico che pareva picciliddro” che svela una magarìa, una bambina che scompare, un nonno disperato (“Lullina! Lullina mia! Dove ti sei ammucciata?”) che ricorre ai carabinieri..e un finale che si divide in tre perché le favole finiscono quasi sempre con le parole “…e vissero felici e contenti!”

In questa favola sorprendente, con tre possibili finali, il Maestro Andrea Camilleri celebra la fantasia e la curiosità dei bambini. Nelle smaglianti illustrazioni di Giulia Orecchia risplendono i colori di una Sicilia piena di fascino e magia. 

Un libro che come tanti altri affronta il tema della morte, e quindi del distacco, ma in maniera molto poetica. Nonno Orso è un nonno che comincia perdere le cose e, con le cose, le parole, quindi i racconti e i ricordi…e una volta che non ha più storie da raccontare (“lui le semina tutte perché fanno nascere il sorriso”) diventa più leggero di una piuma e può volare..e in cielo tra le stelle raccogliere ancora tante storie e mandarle, in sogno, ai nipotini.


Infine,  “La maglia del nonno” di Gabriella Genisi, tratto da una storia vera, racconta in maniera molto semplice e dal punto di vista del bambino, di un nonno con l’Alzheimer che diventa sempre più come un bambino e che ogni tanto dimentica di indossare la “maglia della memoria” e dimentica le cose, anche come vanno a finire le storie. 

 Carme e il gruppo di Nettuno