Breve viaggio intorno alla diversità: Terza tappa

La diversità: declinazione da  e riqualificazione.
E così parlando di animali. Oddio gli animali! Sono onnipresenti nella letteratura “acerba”, soprattutto entro una certa fascia di età raccontare il mondo ai bambini diventa una fitta e rugosa avventura animalesca. Per cui ritengo che la ricercatezza, l’accostamento emozione/animale faccia la grande differenza.
Questo criterio ci farà capire di fronte a chi siamo, cosa aspettarci da un albo, ma anche lasciarci sorprendere da prospettive non considerate che ci avvolgono quando ci abbandoniamo completamente all’esercizio di stile e di vita meglio conosciuto come lettura.
Ecco animali, viaggio diversità…..Ed ecco che il mini-mini-mini-mini viaggiosenzapretese mi porta a pensare alla diversità come declinazione di sé.
La diversità come osmosi…dentro e fuori di te…..e lasciandomi cullare da questo pensiero approdo con la leggerezza pungente degli approdi casuali a Ma famille sauvageLa mia famiglia selvaggiadella francese Laurent Moreau.

Immediatamente vi spiaccico il link a questo mini tributo video al libro che potrà farvi respirare l’atmosfera del libro. 
Appare un’ allegria molto francese  quella che si respira nel libro. Quel caos sofisticato ed elegante che solo le parigine riescono a coltivare senza sembrare delle casalinghe senza età e stile.
Eh si perché a mio modesto avviso ilo cuore del libro è qui: quest’ albo ha stile ragazzi!
Somiglia un po’ a quel tipo appena trasferitosi da non so dove in classe che vuoi prendere in giro di default per sentirti sicuro nella tua dinamica provincialotta e limitante, ma che sotto sotto ti rode, ti strugge il cervello.
Ah beh si! Perché oltre ad avere stile questo è un libro tutto di cervello. Esistono gli albi di pancia, di cuore ma questo è definitivamente per me un albo di cervello.
In primis perché riesce a riproporre graficamente e geometricamente il funzionamento della struttura di pensiero di un bambino in ogni minimo particolare, in ogni più recondito “divertissment”.
Incredibile a dirsi. Anzi impossibile a dirsi. Dovete sfogliarlo e perdervi nelle descrizioni di questa famiglia eccezionale.
L’albo è un continuo altalenarsi di contrasti visivi e letterari.
C’è una madre giraffa che non ama farsi notare e si dice molto timida che campeggia nella sua monumentale eleganza in mezzo al traffico cittadino dove uomini sui tetti ed automobili operose convivono armoniosamente. C’è un papà leone che riesce a rilassarsi e dare il meglio di se unicamente disteso al sole di un affollatissima spiaggia alla periferia di una Costa Azzurra poco ortodossa. Il libro procede così pagina dopo pagina dando vita a piccoli tromp l’oeil incastrati in un rigore e una costruzione dello spazio scenico ( si perché è a tutti gli effetti una messa in scena questo albo!) sapiente e stilosa come solo certe francesi sanno fare. 
Il libro ha un sapore molto europeo nel porsi domande, nel presentare le varie figure, ecco ho avuto la sensazione di essere di fronte ad un albo disinibito, moderno, fresco, diverso come solo certe pubblicazioni di Orecchio acerbo riescono ad essere.
Tra tutte le molteplici case editrici esistenti nel nostro paese indubbiamente Orecchio acerbo è quella che ha fatto dello slittamento del punto di vista intesa come ricerca, un suo leit motive. E forse, mi sono detta ad un certo punto, nessun altro avrebbe potuto donare cornice commerciale migliore ad un albo così filosofico ma al tempo stesso con la forza di un evergreen tipo il tempo delle mele!
L’albo si conclude in maniera bizzarra, dando a questo aggettivo la connotazione più autenticamente legata al suo significato: 
che attrae l’attenzione per la sua stranezza e originalità; fantastico, stravagante, capriccioso
                                                                                                     
La mia famiglia è veramente eccezionale. 
Ed eccomi, questa sono io.
Ma non so
Se ho qualcosa di speciale.
E tu?●

Quest’ albo è stata la scelta di nano 4enne alla fiera di Roma. Lo ha voluto strenuamente e lo ha sfogliato da solo per giorni. Ogni tanto lo prende e mi dice “ mammaaaaa! Ma dove sta quel liblo della bimba con la famiglia selvaggia che poi il papà stava al mare e il flatello era l’ uccello?” ed anche qui devo arrendermi ad un evidenza bizzarra ma quanto mai salvifica. Che sono davvero gli animi fanciulli, acerbi…..chiamiamoli come ci pare! a guidare le sorti del mondo. Almeno del mio certamente si, per ora!

Sempre in tema di animali e diversità intesa come riqualificazione di se stessi, come costruzione del proprio tesoro interiore, faccio tappa breve su due albi, uno dei quali mi traghetterà verso forme decisamente più antropomorfe.
Il primo è Vorrei avere…di Giovanna Zoboli e illustrato da Simona Mulazzani. Anche questa un operazione dei soliti Topi! Ma loro in quanto a poesia destinata all’umanità ne hanno sempre riserve infinite. Eh si perché questo è un albo così trasversale che parlarci sopra di diversità o altro mi mette comunque in uno stato di strisciante disagio.

 Anche questo, come per la famiglia selvaggia, è un libro costruito in maniera rigorosa dal punto di vista formale e nelle illustrazioni meravigliose per quanto ricche di poesia si aggira anche un vago senso di insicurezza e di caducità che ne fa quasi uno spoon river della diversità! Le immagini a schermo intero, dico io, si poggiano delicatamente sul periodare scarno, grafico sia nell’apparenza che nel modo di arrivare al lettore. Vorrei avere si presenta come una sorta di trattato poetico di etologia e ci racconta come attraverso il desiderio di una qualità altrui si possa incontrare l’altro. Siamo nel mondo della diversità da ammirare, da celebrare. Quest’albo ha la maestosità delle feste di corte unita alla malinconia poetica del canto delle sirene che solo la poesia ci sa donare e farci apprezzare.
Ti trascina con lui!


Come anticipato prima ecco il secondo degli albi della saga della diversità – specchio, della diversità come ricerca di se, come confronto e arricchimento.
L’albo in questione è un classico dei classici illustrato e scritto dal principe accademico delle illustrazioni acerbe.
 Niente popo’ di meno che: Eric Carle
Il libro in questione è Dalla testa ai piediun albo che comprai per caso e senza troppa convinzione, che poi, invece, mi ha accompagnato in tante piccole avventure e che ha un enorme pregio (oltre a quelli evidenti derivanti dalla parentela con il suo Maestro!) piace tantissimo ai bambini. Riesce a catturarli e parlar loro come pochi secondo me. Questo albo sembra quasi un prodromo di un app per dire. Eric Carle è riuscito a mettere insieme tutti gli ingredienti per fare colpo sui bambini e stringere cordialmente la mano agli adulti. Eviterei in questa sede, or ora ecco, viste le mie dubbie capacita nonché conoscenze, di mettermi a parlare del modo di illustrare di Carle, del suo mondo. Si è detto tanto e non abbastanza forse ancora. Mentre l’aspetto di quest’albo su cui desidero soffermarmi, oltre le sue capacita “cattura attenzione bimbo”, è il ritmo.

Ogni pagina del libro presenta l’alternanza di un animale e di un bambino, di una domanda  e di una risposta. Secco. Zac!zac! Questo  ritmo crea una sorta di magia divertente, questo libro agisce sul suo lettore, sui suo ascoltatori come un super potere…..forse forse abbiamo trovato lo Spiderrman degli albi illustrati?! Scherzi a parte, la forza trascinante di questo libro lo inscrive indubbiamente nell’age d’or delle mie letture!

Eric Carle mi trascina letteralmente, anche e soprattutto grazie alla massiccia presenza di bambini nel libro, verso narrazioni dal sapore più umano mentre, lento pede, mi avvicino alla fine di questo bislacco e personale giro tra gli albi in 10 libri!
Benedetta

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