L'albero nei nostri ricordi...


Illustrazione di Jill McELmurry.

Un profondo legame unisce gli uomini agli alberi. 
L'albero riveste un ruolo di primaria importanza nella nostra vita è nella nostra cultura.
Ci offre i suoi frutti, i materiali per costruire le nostre case.
Ispira l'arte, la religione, il mito, la spiritualità.
Poesie, canzoni, storie, sono la più viva testimonianza di questo legame.
Poi ci sono i ricordi di ognuno di noi.
I ricordi d'infanzia legati agli alberi.
I luoghi, gli odori e i suoni che sono rimasti impressi nelle nostre menti.
Noi: Ana, Marcella, Valeria, Nadia e Io, abbiamo provato a ricordare, rispondendo a delle semplici domande, se vi va potete farlo anche voi, saremo liete di ascoltare le vostre storie.





Qual'è il tuo primo ricordo legato a un albero?

AnaIl mio primo ricordo legato a un albero… non so se è il primo ma di sicuro il più vivo nella memoria, è una passeggiata in mezzo ai peschi con i miei zii. Mio zio amava molto la natura e i bambini, ma di suoi non ne aveva… così portava me in mezzo ai campi e mi spiegava tutto quello che sapeva. 
MarcellaIl giardino della nostra casa al mare. 
Il Roseto di mia nonna. Bello com’era lei. 
Un Albero di Fico, che faceva tantissimi frutti che noi bambini mangiavamo
E un Salice Piangente, bellissimo. Se ne stava lì tra casa nostra e casa dei miei cugini… e faceva sentire bene.
ValeriaIl mio primo ricordo è legato all'asilo, nella pineta che circondava la struttura. Raccolgo pinoli e li schiaccio con un sasso per mangiarli. Per me un misto di gioco ed esperienza, avventura e felicità: gli alberi erano rifugio e nutrimento,  papà albero forte e svettante e mamma albero buona e generosa.
Nadia: Non ho la certezza di un primo ricordo legato ad un albero ma ,se chiudo gli occhi, mi rivedo bambina nella Villa pubblica vicino casa dove tutti i giorni mia madre ci portava. Gli alberi mi sembravano enormi, all’altezza dei mie occhi i loro tronchi che erano ‘tana a nascondino’, per vederne i rami testa all’insù, ma ricordo che spesso si stava a testa china, rannicchiati a giocare con la terra che nascondeva le loro radici.
AlessandraIo ho tantissimi ricordi legati agli alberi, non saprei dire qual è il primo.
Ricordo il mio papà con la testa poggiata a un albero che contava, mentre io e i miei fratelli ci nascondevamo. Ma ricordo anche la lunga strada che portava al mare fiancheggiata dai pini, ogni volta gareggiavamo per contarli tutti. A 10 anni poi, come compito per le vacanze, scrissi un poesia ispirandomi a un salice piangente, che si trovava nel giardino della casa al mare.

Quando hai scoperto che erano gli alberi a fornirci l'ossigeno per vivere cosa hai provato?

AnaRicordo di aver fatto fatica a capire il concetto… e pensavo che in città, se servivano per respirare, ce n’erano davvero pochi! 
Marcelladir la verità non ricordo quando l’ho scoperto. So che per me ora gli alberi e la natura in generale sono legati a un’idea di cura e di amore… e da questo punto di vista vivere in città (anche se ci sono sempre i parchi) mi sta un po’ stretto
NadiaProbabilmente quando me lo ha spiegato la mia maestra della terza elementare… un senso di gratitudine ma anche di preoccupazione… mi ricordo di aver capito fin da subito l’importanza degli alberi, di dovergli voler bene perché mentre ci fanno respirare le loro radici tengono insieme, ben ferma, la terra sotto i nostri piedi.  
ValeriaNon ricordo esattamente il momento il cui ho scoperto che l'ossigeno era legato alla vegetazione,  ma ho ben chiaro in mente un pensiero che mi ha seguito per tutta l'infanzia: la notte le piante respirano come noi. Mi spiegarono che per questo motivo non è indicato dormire in una stanza con tante piante (ovviamente è una esagerazione )e io trovavo questo fatto molto ingiusto.
AlessandraQuando studiai per la prima volta la fotosintesi clorofilliana ne rimasi affascinata e sconvolta allo stesso tempo, pensando che la nostra vita era legata profondamente agli alberi.


C'è stata una volta in cui hai odiato chi li abbatteva?

AnaSi, eccome! A scuola c’era un grande abete che era cresciuto con noi. Sono andata in una scuola privata dai 2 ai 18 anni. Quel albero mi aveva vista crescere e diventare donna. Mi aveva dato ombra mentre leggevo ed era base nei giochi di baseball. Quando eravamo piccolissimi guardavamo le formiche che avevano il nido alla sua base. C’era una parte che faceva da pentola per i nostri pranzi di fiori, erba e fango. Insomma, era uno di noi. Lo hanno abbattuto perché troppo altro o perché malato, non ricordo… Ci siamo battuti per piantare uno nuovo… ed è ancora là! Ma non è lui…
MarcellaOdiare no, non credo. Ma sono stata molto triste quando la fisionomia del giardino della casa in cui siamo cresciuti è cambiata per sempre. Al posto del salice adesso c’è un muro che divide. 
NadiaRicordo benissimo…è successo poco più di dieci anni fa, un giorno ero a casa dei miei ed ero affacciata alla finestra della loro camera che dà sulla strada principale, proprio lì di fronte, incastonata come un diamante tra i palazzi grigi c’è sempre stata un aiuola, testimone di una più vasta zona verde e rigogliosa che mia madre aveva trovato al suo arrivo nel ’59.  Al centro dell’aiuola un albero che ho visto diventare gigante, e che mi ha visto crescere: un cedro libanese, che degli operai stavano iniziando a tagliare con una motosega, subito ho pensato ad una potatura un po’ azzardata ..purtroppo mi sono resa conto che voleva essere definitiva!!!
Alessandra: Da quando ho scoperto la loro importante funzione è la loro generosità, ho sempre avuto pensieri di fuoco non solo contro i taglialegna ma anche contro chi ne deturpava la corteccia. Era una ferita che sentivo sulla mia pelle.
Valeria: Assolutamente sì. Hansel e Gretel mi avevano insegnato che un papà taglialegna non è mai un buon padre!

Hai mai pensato di far qualcosa per salvarli?

AnaA dire la verità no… 
Marcella: Salvarli… ho pensato che è molto importante imparare a rispettarli. Prendere coscienza, e aiutare i nostri figli a farlo, che la natura è un dono immenso, è lì anche per noi e questo non possiamo dimenticarlo.
NadiaCerto!!!! Proprio in quell’occasione, indignatissima e arrabbiatissima cerco al volo il numero della Circoscrizione e mi faccio passare subito un responsabile, qualcuno che potesse ascoltarmi e immediatamente fermare quello scempio ma.. niente da fare: era stato dato l’ordine di abbatterlo perché era malato….A distanza di tempo in sostituzione hanno piantato una palma spennacchiata, come tante altre presenti nella nostra città.
ValeriaHo letto da piccolissima Il Barone rampante di Calvino e La casa sull'albero  della Pitzorno, Albero per me significa Casa. Le case sugli alberi degli scout, i nidi degli uccelli, i rifugi dei bambini: come si può abbattere un albero? 
Ho letto con ammirazione storie di eroi che salvano foreste arrampicandosi sugli alberi più alti. Ero impressionata da questa guerra pacifica.
Alessandra: Ogni giorno della mia vita.




Un ricordo sentimentale legato a un albero?

AnaVisto che ne ho parlato prima qui vi parlo di libri. Ho una collana di quando ero piccola il cui protagonista è un albero che insegna ai bambini a rispettare la natura. Sono ancora con me, lontani dalle mani dei miei figli. Ci tengo molto. Mi ricordo di leggerli e di soffrire con l’albero quando lui vedeva la natura maltrattata. Torno bambina, i miei sentimenti da bambina tornano mentre ho questi libri in mano.
MarcellaIl profumo del gelsomino. Mia nonna raccoglieva i fiori e ce li metteva sul comodino o tra i vestiti nei cassetti. Quel profumo è legato per sempre a lei.
NadiaTantissimi, non saprei quale scegliere…la maggior parte legati agli affetti familiari: mia nonna e mio zio nell’orto, io che li seguivo nel lavoro di potatura o di raccolta dei frutti… Il grande fico dietro la casa, luogo in cui generalmente passavamo con gli zii e con i cugini le prime calde e afose ore pomeridiane nelle giornate estive nel sud dell’Irpinia. I ricordi più recenti sono quelli legati sentimentalmente al mio compagno, padre dei miei bambini,: insieme abbiamo ridato vita a vecchi alberi soffocati dai rovi, ne abbiamo piantato nuovi, abbiamo gioito come bambini vedendo spuntare i primi frutti, e ci siamo rattristati per quelli che non ce l’hanno fatta…Ora ci dispiace non poterlo più fare con i nostri bambini, l’orto che avevamo a Carrara è stato completamente  spazzato via dalle alluvioni degli ultimi anni.
Valeria: Non riesco a pensare ad un solo ricordo sentimentale, ma un'emozione che accompagna ogni mio ricordo è il senso di libertà e benessere che provo quando entro in un bosco. 
Dovendone scegliere alcuni penso alle passeggiate nel castagneto che facevamo in famiglia a ottobre; le tende piantate nel bosco e il fuoco di bivacco mentre la chitarra suona dolcissime melodie prima di addormentarci, e per ultima Freedom;  l'albero che un giorno mi ha cullata e calmata mentre vivevo un momento doloroso.
Le radici nodose e i tronchi profumati, i frutti dolci e le foglie leggere...
Alessandra: Il rapporto più bello e intimo che ho avuto con un albero fu un estate in montagna. Avevo già letto Piccole Donne e sognavo di diventare scrittrice. Alle spalle della baita dove risiedevo, c'era un enorme quercia, con un ampio spazio per sedersi sui rami, era lì che passavo, all'insaputa di tutti,  meravigliosi pomeriggi.




Hai mai costruito un rifugio sugli alberi? 

AnaMa certo! Ogni primavera, nel paese sul mare, nelle festività di Pasqua. Pomeriggi interi a costruire il nostro rifugio che durava si e no 2 giorni. Ma quanto era bello! Il tempo in cui i bambini (avevo 8 o 9 anni) uscivano da soli, correvano, giocavano, andavano in bici e non poteva succedere loro niente di male.
MarcellaNo, purtroppo. Mia mamma non l’avrebbe mai permesso: troppo pericoloso!! Ma di certo gli alberi sono stati grandi amici della nostra infanzia. Ottimi per difendersi dagli attacchi nemici o per nascondersi. Però qualche capanna tra gli alberi credo proprio di sì!
NadiaLa classica ‘casa sull’albero’ è un sogno di bambina rimasto tale, ma ricordo che più di una volta abbiamo costruito una sorta di accampamento rifugio tutto nostro tra gli alberi, con canne e teli di stoffa che legavamo tra un tronco e un altro.
Valeria: Io no ma nel mio gruppo scout ne ho viste costruire molte... tende sopraelevate, case sugli alberi per esploratori!

Avete mai desiderato di poterli riconoscere tutti?


AnaCon i miei avevo fatto l’erbario da bambina. Ogni domenica si andava a raccogliere foglie e poi si faceva “la scheda” hahahah queste schede… comunque ho preso un voto alto per quel lavoro!
MarcellaSì. Non ho una grande conoscenza “scientifica” della natura e un po’ mi dispiace. Però adesso che c’è mia figlia riscoprirla insieme a lei diventa un doppio divertimento!
NadiaConoscevo tutti gli alberi da frutto che c’erano nell’orto di mio zio e nei terreni limitrofi, i castagneti ed altri alberi che appartenevano al mio mondo e questo mi bastava…. 
Valeria: Quando all'università ho studiato la botanica, ho amato follemente perdermi di nuovo nei boschi e imparare a riconoscere gli alberi che li popolavano.
Alessandra: Ogni volta che finisce l'estate mi ripropongo di studiare botanica!

Se dico albero qual è il primo libro, film o canzone che ti viene in mente?

AnaMio nonno era un ciliegio, una scoperta recente dovuta a Leggere insieme ancora!
Marcella: "L'albero" di Shel Silverstein
NadiaCi vuole un fiore di Sergio Endrigo, prima ancora di sapere di Gianni Rodari!
Alessandra"L'uomo che piantava gli alberi" di Giono.
Valeria:

Oh Freedom! - The Golden Gospel Singers



Tutte le illustrazioni in bianco e nero sono tratte da L'albero di Shel Silverstein, Salani.

Adesso tocca a voi, lasciatevi sommergere dai ricordi e dai libri, lasciate che le vostre storie incantino e contagino ogni bambino! Per fare un albero ci vuole un fiore...per fare un fiore ci vuole un albero!
Buone letture!
Il Team di LIA



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Le Galline Volanti, Ada e Silvia, hanno accettato il nostro invito! Potete leggere i suoi bellissimi ricordi qui


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