DIVERSAMENTE GINKGO

Quando Ana mi ha chiesto di scrivere un post sull'albero di Ginkgo biloba, mi è scattato il desiderio di incontrare la Ginkgo dell’Orto Botanico di Bologna, dove trascorrevo molte giornate quando frequentavo l’Università, studiando tra le serre e le affascinanti piante esotiche e locali.


L’albero è una femmina imponente (i fiori maschili e femminili sono portati da individui diversi), uno dei primi piantati in Italia.
Nella foto che ho scattato, appare evidente l’aspetto robusto ma slanciato, la corteccia rugosa di chi ne ha viste tante, e si notano le giovani foglie, che ricordano dei piccoli ventagli giapponesi.

Io e mio figlio Edoardo ci sentivamo minuscoli al suo cospetto.

Proprio analizzando questo esemplare, il naturalista Federico Delpino, corrispondente di Darwin e direttore dell’Orto Botanico alla fine dell’Ottocento, intuì i caratteri di primitività della pianta.

È la pianta a seme di origine più antica. 150 milioni di anni fa, antenati della Ginkgo formavano foreste immense, dove rettili volanti prosperavano e si riunivano in grandi stormi. È l’unica specie superstite delle Ginkgoine: sopravvissuta in una regione montuosa del Sud-Est della Cina, è stata introdotta in Europa nel Settecento.

Un fossile vivente insomma, arrivato a noi grazie a straordinarie doti di resistenza ai parassiti, ai cambiamenti climatici e all'inquinamento atmosferico. Per questa ragione è spesso utilizzato come albero ornamentale nei giardini e lungo le strade delle nostre città, distinguendosi nella sua unicità dalle altre specie arboree.

Il suo nome in Cina significa “albicocca d’argento” ed è legato all'aspetto dei semi, che cinesi e giapponesi mangiano arrostiti. Le foglie possono servire per medicare ulcere e bruciature e agiscono come vasodilatatori nella cura dell’arteriosclerosi. Grazie a queste proprietà, è conosciuto come “Albero della vita” e in Estremo Oriente è considerato sacro. Gli viene attribuita la capacità di tenere lontano il fuoco ed è tra gli alberi che rimasero in vita dopo lo sgancio della bomba atomica su Hiroshima.

Sonia Maria Luce Possentini
La Ginkgo raggiunge il massimo del suo splendore in autunno, quando le foglie ingialliscono insieme. In molti parchi brilla il loro colore giallo intenso, con riflessi ambrati e dorati. Lo stesso vibrante colore che ci cattura sfogliando le pagine di Noi, di Elisa Mazzoli per Bacchilega Junior, dove le foglie quasi fotografiche disegnate da Sonia MariaLuce Possentini ci traghettano con grazia dal tema alberi al tema diversità di questo mese.


Da non perdere la Ginkgo dell’Inventario degli Alberi, L’ippocampo, riprodotta negli acquerelli di Emmanuelle Tchoukriel con l’arte dei naturalisti dei secoli scorsi.

Francesca Casadio Montanari - guida di Bologna 
Potete seguirla nel suo blog: "La Casa di Fra"

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