1) Chi erano le streghe?
I trattati del XIV secolo descrivono in modo
preciso le streghe e le loro azioni, tutte - come si nota -immediatamente
caratterizzate dal generale sovvertimento del mondo: esse adorano Lucifero (non
Dio), rifiutano i Sacramenti (non li ricercano), sacrificano-offrono i propri
figli a Lucifero (invece che preservarli), partecipano a orge sessuali (invece
di essere fedeli), si trasformano in animali o li cavalcano etc.
Miti e cerimonie antichissime raccontano e
raccolgono storie e idee che riecheggiano in tempi e luoghi diversissimi,
questo fa pensare più ad una comunanza di riti pagani antichissimi, che come un
fenomeno di sostrato emergono, piuttosto che ad una esportazione dei miti di
civiltà in civiltà.
Tuttavia le streghe esistevano davvero è
questo è un punto che va chiarito.
Le streghe erano tendenzialmente persone
emarginate o che si emarginavano coscientemente: se la fama, o il sospetto, di
stregoneria potevano portare a vere forme di isolamento sociale, d’altro canto
singolarità di abitudini o di comportamento attiravano facilmente il sospetto
dapprima, poi l’accusa di stregoneria.
Per quanto ovvio, non è inutile ricordare che
una grandissima parte degli inquisitori credeva nella realtà della stregoneria,
come moltissime streghe credevano in ciò che confessavano. Esse preparavano
pozioni, facevano incantesimi, adoravano il demonio, partecipavano a riti
iniziatici al cui centro probabilmente vi erano orge o atti sessuali.
Storicamente non mai è chiaro se si servissero consapevolmente della fama che le
circondava, pur non prestando fede ai poteri che venivano loro attribuiti, o se
invece realmente credessero in quelle pratiche e in quegli incantesimi,
tuttavia esse erano vere e proprie streghe.
[Notizie tratte e rielaborate da Carlo
Ginzburg, Miti emblemi e spie; Storia notturna. Una
decifrazione del sabba; I benandanti, Einaudi]
2) Madri e streghe?
La strega è presente con attributi costanti
in tutte le tradizioni orali, miti e leggende di varie civiltà. Ma in che modo
essa fa il suo ingresso nelle fiabe?
Nella tradizione della fiaba, inizialmente,
non è proprio la strega “tradizionale” ad apparire: è una figura femminile
sovvertitrice del normale ordine del mondo, ma non è spiccatamente
caratterizzata come strega. Nelle prime fiabe ad essere largamente
rappresentato è l’odio madre-figlia: proponendo un accostamento madre-strega,
non sconosciuto (madre e non matrigna!).
Nelle versioni originali delle fiabe il
rapporto è chiaramente mostrato. Questo l’incipit di una fiaba scozzese
registrata nel 1800: «C’era una volta un re che aveva una moglie e una figlia;
un giorno la moglie chiede a una trota che vive in una sorgente chi è la donna
più bella, e la trota risponde che è la figlia. Da questo momento la regina
decide che non avrà pace se non la farà morire».
Chi vi ricorda? Biancaneve? Ma
pensate anche a Pollicino, Cenerentola, la
stessa madre di Cappuccetto rosso…
Con il XIX secolo invece (dalla seconda
edizione delle favole di Grimm, per intenderci) la figlia diventa figliastra,
poiché il rapporto matrigna-figlia viene sentito come più “adatto” a generare
odio mortale. A livello psicologico il rapporto conflittuale madre-figlia è
noto. Le fiabe raccontano la famiglia come dovrebbe essere costruendo
un’immagine in negativo ed esasperando le figure in negativo e le tensioni.
L’idea della pessima madre è un leitmotiv che arriva fino ai nostri giorni:
basta leggere un po’ di mummyblog, pensare ad albi fortunati come Urlo
di mamma, o a film per i bambini come Rapunzel (tratto da
una fiaba!) o Ribelle…
Madri e streghe dunque.
[Notizie tratte e rielaborate da Giuseppe
Gatto, La fiaba di tradizione orale, Led]
Maria Polita dal suo Scaffale Basso per LIA
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