Testo a cura di Luca Ganzerla, Dottore di Ricerca, esperto e studioso di
Letteratura per l’infanzia
Cadere
da un balcone dal quarto piano di un palazzo equivale a volare per un breve
istante o a un drammatico precipitare? E quel precipitare dove conduce? Alla
morte? Oltre? In una via di mezzo, dove ogni viaggio mentale diventa possibile
e virtualmente reale?
Lì, dove l’inconscio esce dall'ombra e ci rivela l’inconfessabile, una dichiarazione d’intenti che non abbiamo mai voluto firmare, pur approvandola, pur condividendola? C’è una parte di noi che ci attrae con una forza così magnetica che la spingiamo nell’angolo più remoto, negli avamposti più segreti del nostro Sé per non subirne l’inevitabile e destabilizzante attrazione. A volte, però, sono eventi esterni a destabilizzarci, a creare un benefico – per quanto sofferto e rischioso – disequilibro, che ci apre all'opportunità di riscoprirci, più fedeli a noi stessi, in un nuovo equilibrio. È forse questa una delle tracce di senso più profonde che emerge da La luna e il bambino di Jimmy Liao. Una, certo non l’unica.
Una storia paradossale, a ben pensarci. Una storia esclusivamente mentale che si sviluppa nella testa di un protagonista adulto in stato di coma dopo una rovinosa caduta dal balcone. Una storia che si delinea attraverso una narrazione spesso immersa in grandi spazi aperti, dinamica, poetica e trascinante. Potenza della mente, dei ricordi, delle esperienze fatte, delle letture e delle persone incontrate, dei sentimenti vissuti, dell’infanzia che è stata.
Una grande alchimia di tutto questo genera, nel protagonista, una sorta
di smarrimento interiore – in bilico tra vita e morte – un ritorno a quando,
bambino, già era ammaliato dalla luna, da quella luna che trova quasi morente,
una mattina, in uno stagno.
Quella luna che non lo lascia dormire. Quella luna da accudire. Quella luna con cui giocare. Quella luna con cui confidarsi. Quella luna triste. Quella luna da salvare. Già, ma come? In un mondo spietato, avvolto e pervaso dagli effetti distorsivi e deterioranti del più estremo neoliberismo, in una società votata al consumismo dove tutto può essere fatto, replicato, usato, dimenticato, dove tutto può diventare prodotto e rifiuto, dove nulla è fondamentale, ma tutto è commerciabile e prezzabile…
ecco in questo mondo omologato, popolato da cose ciniche e insensibili, solo un nuovo Max può trovare la rotta per ricondurre la luna – e di fatto se stesso – alla vita di prima, sapendo che non sarà più come prima.
Lì, dove l’inconscio esce dall'ombra e ci rivela l’inconfessabile, una dichiarazione d’intenti che non abbiamo mai voluto firmare, pur approvandola, pur condividendola? C’è una parte di noi che ci attrae con una forza così magnetica che la spingiamo nell’angolo più remoto, negli avamposti più segreti del nostro Sé per non subirne l’inevitabile e destabilizzante attrazione. A volte, però, sono eventi esterni a destabilizzarci, a creare un benefico – per quanto sofferto e rischioso – disequilibro, che ci apre all'opportunità di riscoprirci, più fedeli a noi stessi, in un nuovo equilibrio. È forse questa una delle tracce di senso più profonde che emerge da La luna e il bambino di Jimmy Liao. Una, certo non l’unica.
Una storia paradossale, a ben pensarci. Una storia esclusivamente mentale che si sviluppa nella testa di un protagonista adulto in stato di coma dopo una rovinosa caduta dal balcone. Una storia che si delinea attraverso una narrazione spesso immersa in grandi spazi aperti, dinamica, poetica e trascinante. Potenza della mente, dei ricordi, delle esperienze fatte, delle letture e delle persone incontrate, dei sentimenti vissuti, dell’infanzia che è stata.
Il bambino telefona al papà, che è lontano, e gli dice contento: "Ho una vera luna, che mi farà compagnia sempre, quando sono felice, e quando sono triste. Voglio stare sempre con lei..." |
Quella luna che non lo lascia dormire. Quella luna da accudire. Quella luna con cui giocare. Quella luna con cui confidarsi. Quella luna triste. Quella luna da salvare. Già, ma come? In un mondo spietato, avvolto e pervaso dagli effetti distorsivi e deterioranti del più estremo neoliberismo, in una società votata al consumismo dove tutto può essere fatto, replicato, usato, dimenticato, dove tutto può diventare prodotto e rifiuto, dove nulla è fondamentale, ma tutto è commerciabile e prezzabile…
ecco in questo mondo omologato, popolato da cose ciniche e insensibili, solo un nuovo Max può trovare la rotta per ricondurre la luna – e di fatto se stesso – alla vita di prima, sapendo che non sarà più come prima.
E
così il bambino salvò la luna e la luna riportò la luce nella vita di un adulto
che un giorno, per distrazione, cadde da un balcone. Si addormentò per un bel
po’. Sembrava perduto. Invece si svegliò pervaso dalla strana sensazione di
essersi finalmente ritrovato, di aver ripreso i fili con la parte più “vera” di
sé, al punto che anche «le cose
invisibili finalmente ricompaiono».
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