Vi presento di seguito il mio intervento, studiato e pronto, per il Festival di Corato "Fiero del Libro". Ovviamente alla fine si è ridotto in alcune parti. Parlavo dopo il prof. Livio Sossi.... Ma il cuore del discorso (che è poi il CUORE di LIA un po') era la COMUNITÀ', in questo caso scolastica. L'importanza di non escludere nessuno quando si parla di promozione.
Segue poi il racconto di Carla Girando Libraia, di come lo ha vissuto e quello che lei ci ha raccontato e detto. Il suo intervento è stato illuminante. Mi ha fatto persino commuovere con queste parole: "LIA è il gruppo più democratico che io conosca: non ti chiede chi sei ne cosa fai, ti lascia partecipare attivamente oppure di nascosto e da subito ti da diritto al voto per il tema del mese".
E alla fine di censura abbiamo parlato poco; perché abbiamo parlato di più di promozione che, alla fin fine, è il nostro modo per lottare contro la prima!
Ana
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Buona Sera a tutti. Ringrazio il prof. Livio Sossi per aver voluto sentire la voce di “Leggere insieme… ancora!” in questa sede e Peppino per l’invito.
LIA è nata poco più di un anno fa per unire adulti che hanno la passione per i libri per bambini. Quasi subito sono nate le prime “censure” di libri intorno a noi. Come Leggere insieme ancora ci siamo sempre battute contro la censura di libri. Da prima piano,parlandone e quasi scherzando… pensando che questa messa in scena di “pire di libri” anche se virtuali, sarebbero scomparse da se. Ma purtroppo, il furore di alcune persona contro certi libri per bambini non solo non si è fermato ma è addirittura cresciuto in maniera esponenziale finendo per coinvolgere la scuola. La istituzione dove cresciamo gli adulti del futuro; dove cresce la libertà di pensiero (o dovrebbe) e dove la lettura oltre che libera e non condizionata dovrebbe essere promossa in maniera costante, instancabile.
Nel momento in cui la censura è andata a toccare la scuola tutti (editori, promotori, scrittori…) tutti ci siamo messi le mani nei capelli e abbiamo iniziato a lottare. Era arrivato il momento di decidere se impugnare davvero le armi contro la censura, contro un movimento che vuole toglierci la libertà di scelta. La risposta ovviamente è si. Non possono eliminare nessun testo dalla scuola. Poco importa quali essi siano. A scuola, i libri, ci devono essere. Più ce ne sono meglio è. Loro sono la nostra migliore arma.
E a questo punto che inizia una fase di ricerca, di studio. Quali i titoli censurati? E perché? In questa famosa lista di 49 libri censurati a Venezia (e parliamo di scuola dell’infanzia!!!) sono stati banditi libri che parlano di diversità, famiglia,ricerca di se. La campagna nata un anno fa cerca di screditare alcuni libri in particolare che parlano di “famiglie diverse”. Il tutto collegato a una certa teoria inesistente della quale non sto qui a parlare… Ma i difensori della esistenza di questa teoria hanno lavorato sodo per far sentire la loro voce, al punto di aver convinto moltissime famiglie del male che ci cela in alcuni libri per bambini. Il contagio è stato abbastanza veloce e le prime riunioni scolastiche quest’anno pullulavano di domande di genitori impauriti. Mai prima d’ora, almeno nella mia personale esperienza, i genitori si sono chiesti così tanto quali libri vengono letti ai loro figli a scuola.
Da tutto questo mi sorgono 2 domande:
- La prima è: come siamo arrivati a tanto? Com'è possibile che Leo Lionni sia stato censurato per libri come Piccolo Blu e Piccolo Giallo o Pezzettino?
- La seconda è: perché prima i genitori non si chiedevano quale erano le letture a scuola dei loro figli? Come mai la maggior parte di loro non conosceva Pezzettino?
Alla prima domanda possiamo rispondere guardando la nostra storia. Abbiamo, noi umani, il difetto di non imparare mai dei nostri errori. Storici sono alcuni episodi di censura che,analizzati oggi, ci lasciano un po d’amaro in bocca ma… “erano altri tempi” pensiamo. Pol Pot, il Ku Klux Klan, Mao, Pinochet, Franco, Suharto, Khomeini, Videca fino all'episodio più famoso del falò di libri a Berlino nel 1933 ordinato da Hitler perché “ostili allo spirito tedesco”. La censura, come dice George Steiner, è l’equivalente ai roghi dei libri però “a fuoco lento”. Questi era noi radicali, i dittatori che hanno cercato di indottrinare il popolo eliminando i libri. Aggiungiamo pure la Chiesa. Non è quindi una idea nuova. Dietro alla censura che viviamo oggi ci sono sempre e comunque pensieri radicali. "Ogni volta che si allarga il perimetro della democrazia culturale, c’è sempre chi profetizza il crollo della civiltà". E ricordiamo che in questi mesi è in discussione il ddl Cirinnà sulle unioni civili. Non è un caso questa esplosione di rabbia contro libri che raccontano famiglie diverse…
Cito dal libro di PierLuigi Battista “I libri sono pericolosi per ciò gli bruciano”: “chi brucia un libro per un’ossessione religiosa o ideologica pretende di applicare un diritto di messa al bando delle idee, più che delle persone fisiche (…)” E ancora: “I distruttori di libri e i censori hanno quasi sempre due ossessioni contemporaneamente: le idee diverse e il sesso. Vogliono censurare i libri sul piano intellettuale, perché veicoli di idee nefaste e da sopprimere. E vogliono censurare i libri sul piano morale, perché divulgano comportamenti e tentazioni che sarebbe bene tenere nascosti, o comunque nell'ombra.”
Quindi il perché siamo arrivati ad oggi per me è chiaro. Si poteva evitare?
Rispondiamo prima alla seconda domanda: perché prima i genitori non si chiedevano quale erano le letture a scuola dei loro figli?
La risposta a questa domanda, per me, la troviamo perfino nel titolo del nostro tavolo rotondo: “scuola,promozione alla lettura…” Scuola. No, non è corretto continuare a chiamarla scuola oppure “la buona scuola”. Sbagliamo mentalità. Dobbiamo dare valore alle parole. La nostra dovrebbe essere una “comunità scolastica”. Nella parola comunità ci sono insegnanti, bambini e… i loro genitori. Questo l’errore più grande. Non coinvolgere i genitori come parte davvero integrante della scuola. I genitori ricevono le belle parole sulla importanza del loro ruolo nel successo scolastico dei loro figli ma poi non vengono davvero coinvolti nella vita scolastica. “Venite a lasciarli puntuali e a prendergli all'ora stabilita”. Tutto qui. Parlare con i genitori, informargli esaustivamente, tenere conto delle loro opinioni e aspettative, non prendere decisioni unilaterali… eviterebbe questo le discussioni, le posizioni radicali?
I libri ci devono essere in biblioteca. Ovviamente. Ma i genitori non dovrebbero sapere cosa leggono i loro figli in classe? Impuntandoci sull'importanza di leggere un certo libro, non veniamo a meno noi stessi della tolleranza che predichiamo non tenendo conto dell’opinioni altrui?
E vado ancora oltre. Lo stesso discorso vale non solo per la censura ma soprattutto per la promozione alla lettura. Quanto è importante per un bambino l’esempio dei genitori. Mille studi dimostrano che i bambini che leggono abitualmente sono, generalmente, figli di genitori lettori. Ma molti adulti non leggono e non ne capiscono nemmeno l’importanza. Inutile fare promozione alla lettura a scuola se poi un bambino va in libreria e i genitori non gli comprano il libro che vuole perché non ne capiscono l’importanza. Bisogna coinvolgere anche in questo le famiglie. Far capire che spendere 10 euro in un libro non è uno spreco. Insegnare anche ai genitori i benefici della lettura, i lati positivi che i libri hanno nella vita dei loro figli. Eliminare l’obbligo e le schede e modificare queste con un confronto anche a casa. “Parlane con i tuoi genitori”. Questo sarebbe il compito ideale. Parliamone tutti insieme.
In quasi tutti i testi fino ad ora letti sulla promozione della lettura manca l’importanza basilare del genitori. Nell'ultima Fiera di Bologna si parlava, anche lì, di suola e promozione. I relatori: una maestra scrittrice, un dirigente scolastico, 2 promotori alla lettura, una libraia, una associazione culturale. Nessun genitore. Nessuno! Eppure è palese che senza i genitori i bambini non riuscirebbero a fare i compiti a casa. Come mai allora non ne teniamo contro anche per la promozione alla lettura?
“Leggere non ci rende ne migliori ne peggiori ma ci da la conoscenza: un aiuto per meglio distinguere il bene del male. Anche la visione contraria alla nostra, un altro punto di vista che ci fa riflettere con noi stessi. Ci chiede di fare ricerca, di non accontentarci”
Se spieghiamo questo concetto a un genitore che non ha mai letto potremo, magari, conquistalo. Sicuramente non tutti. Probabilmente molti radicali continueranno a pensare che eliminare il libro che parla di…. sia meglio che leggerlo e parlarne per aiutare i bambini a crearsi una loro opinione che è poi il fine ultimo dell’educazione. Ma se avremo convinto anche solo una piccola percentuale di genitori dell’importanza della lettura il numero di lettori crescerà sempre di più. Ne sono convinta. E la censura non l’avrà vinta.
La nostra società cambia attraverso la scuola. Come dice Malala: “Un bambino, un insegnante, una penna e un libro possono cambiare il mondo” (e notate che nemmeno lei tiene conto dei genitori)
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Ciao a tutte, rispondo all'invito di Ana e vi racconto la mia esperienza di Corato. Sono partita da Roma con le idee non chiarissime su cosa si sarebbe fatto o detto o su cosa io avrei dovuto fare o dire, ma siccome si parla di libri per bambini e ragazzi mi sono detta "improvviso", come improvvisavano i Commedianti dell'Arte.
Viaggio, arrivo, incontro Ana, tutto Ok, ci vengono a prendere arriviamo a Corato, Ana mi dice così come se niente fosse che avrei dovuto dire qualcosa, non mi preoccupo ...voglio dire mica mi chiederanno come è fatto un pianoforte ( di cui non so un'emerita cippa!!!!!!).
Andiamo in teatro (sempre un'emozione!) e dopo vari disporsi iniziali e l'intervento di Livio e Ana mi passano il microfono e il mio intervento è stato quasi uno scambio di idee con Livio ... ecco questo mi ha emozionata: una persona come lui, sempre aperta allo scambio è una rarità (aho, quello è un prof!!!!). Il mio intervento si è incentrato sulla formazione. se non facciamo formazione non usciamo dall'essere il fanalino di coda in Europa per la lettura.
Formazione a tutti: insegnati, genitori, bibliotecari (che spesso non conoscono i "nuovi" autori), ai lettori ad alta voce, che devono avere una formazione anche teatrale. Il concetto di formazione in Italia non è molto compreso. Spesso si scambia formazione con informazione. Dire ad un gruppo di genitori quanto è bello "Piccolo Blu e Piccolo Giallo" è informare! Per fare formazione bisogna destrutturare e ricostruire, ma è discorso estremamente complesso su cui è necessario tornare.
Per quanto riguarda la questione sollevata da Ana sulla "comunità scolastica", in linea teorica sono d'accordo; il problema grosso è che bisogna chiarirsi sul significato delle parole e sulla effettiva applicazione. Anche questo è formazione. Per guidare un gruppo bisogna avere formazione, se no si pensa che guidare voglia dire: ci vediamo qui a quest'ora, oppure chiedere ai genitori quali libri vogliono che si leggano a scuola. A questo punto si crea una tale confusione che impedisce di andare avanti ( è quello che succede oggi nelle scuole!!). In Italia (diversamente che nei Paesi del nord europa) non siamo abituati alla "comunità partecipata" e scambiamo questa con i gruppi alla "volemo se bene" (ok l'ho detto e lo penso!!!).
Per essere partecipe, devo essere prima di tutto consapevole di cosa si sta parlando (se io sono madre e non so nulla di chirurgia pediatrica non potrò intervenire quando si parla di tale argomento, è ovvio), conoscere approfonditamente l'argomento (avere una chiara visione dei vari punti di vista e delle varie opinioni, anche storicamente parlando) e avere esperienza in quel campo .... cioè ESSERE FORMATO/FORMATA.
Ieri all'orto botanico parlavo con una ragazza che è entrata da poco nel gruppo e che lavora nelle scuole e fa progetti teatrali e si lamentava del fatto che alcuni genitori vogliono decidere che libro lei deve leggere e sul quale poi lavorerà: cosa ne sa un genitore che fa un altro mestiere di quale libro è meglio leggere, per poi realizzare un lavoro motorio e teatrale che possa far bene al "quel" gruppo classe? Per fare questo, ci vogliono anni di esperienza e studio.....
Allora forse è importante parlare di che cosa vuol dire comunità scolastica e di che cosa chiediamo e a chi e fino a che punto ogni realtà (insegnanti, genitori, bambini/ragazzi, operatori esterni) deve e può essere coinvolta. Sì ... è proprio questo che penso! Buon lavoro a tutti!
Carla
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