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Il Pentolino di Antonino

…Il pentolino di Antonino di Isabelle Carrier - 
traduzione di Marco Ius e Paola Milani



A partire dal 2012 i Servizi Sociali del Comune di Genova, dove lavoro come psicologa, sono stati inseriti nel Progetto Ministeriale P.I.P.P.I. coordinato da un gruppo di ricercatori e docenti del Dipartimento di Scienze dell’Educazione e della Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Padova, tra i quali Marco Ius e Paola Milani, partecipando al programma formativo di P.I.P.P.I. ho avuto la fortuna di conoscere, e di sentire leggere direttamente da Marco Ius (che è un lettore fantastico) la storia di Antonino e il suo pentolino! E’ stato prorio Marco Ius che, nel 2011, dopo averlo ‘scoperto’ in Francia con il titolo La Petite casserole d’Anatole per la Biboquet- Valbert, ha, insieme a Paola Milani, voluto fortemente e curato la traduzione italiana per la Kite Edizioni di Padova.


La Petit Casserole d’ Anatole è un fine albo illustrato di Isabelle Carrer, di grande fortuna, uscito in Francia nel 2009, contrassegnato da un illustrazione netta, ma appena tracciata, che accompagna il testo con delicatezza. Il tema al centro sono i pentolini che certi bambini trascinano con sé.


Antonino: Marco Ius e Paola Milani hanno scelto di tradurre il titolo originario con Il pentolino di Antonino per rispettare la rima del titolo francese (Casserole, Anatole) e perché Antonio è un nome diffuso in Italia quanto Anatole in Francia, ma in più Antonio è anche il loro Sant’Antonio da Padova, il santo dei miracoli e questo libro in parte racconta di un piccolo miracolo: il miracolo del cambiamento….


Nella storia Antonino è un bambino a cui un giorno, non si sa bene perché, è caduto un pentolino in testa e da allora non è più come gli altri, ma in realtà Antonino rappresenta ciascuno di noi perché racconta del nostro personale modo di reagire alle cose della vita, della fortuna di incontrare persone che ci possono aiutare.


Il pentolino: ‘trainer une casserole’ è un espressione figurata utilizzata nella lingua francese che l’autrice dell’albo pone al principio, che ha origine dal gesto di certi monelli che attaccano dei recipienti metallici (ecco le pentole) alla coda di un cane che, impaurito dal rumore che produce, si mette a correre disordinatamente, producendone ancora di più.


Questi recipienti diventano imbarazzanti e penosi per il cane così come, per ciascuno di noi Antonini, lo è il pentolino che ci trasciniamo dietro…




Ma che cos’è il pentolino? può essere qualsiasi cosa che, agli occhi della gente o ai nostri stessi occhi ci rende vistosamente differente.


Non necessariamente è una disabilità grave, ciascuno ha infatti il proprio pentolino (i limiti personali) che si porta dietro, può rappresentare anche situazioni meno gravi ma portatrici comunque di grande stress come il vivere una particolare difficoltà in una certa fase di sviluppo o nel passaggio da una tappa all’altra (es. scuola successiva..) oppure i cambiamenti che sopraggiungono con la nascita di un fratellino etc.. Simbolicamente il pentolino può anche rappresentare una difficoltà come ad esempio un trauma, una grave perdita, un incidente, la separazione dai genitori, una disabilità o una condizione familiare complessa (es. adozione o affido) o l’esperienza di trovarsi in un nuovo contesto culturale.


Questa differenza può essere una malattia, una storia familiare difficile, di violenza di migrazione, un errore, un colpo della sorte di varia entità, può riguardare bambini che non riescono ad integrarsi nella vita del gruppo classe, che non stanno al passo con i programmi, che non riescono a costruire relazioni serene, ecc...che si portano in giro un pentolino, un qualcosa di inadeguato e rumoroso, che genera imbarazzo, senso di impotenza negli adulti che si prendono cura di loro (anche questo un pentolino?).




A prescindere dalla pesantezza e dalla reale grandezza ed ingombro, ciascun pentolino è inquietante, complica la vita, si incastra dappertutto e impedisce di andare avanti.



Mi è piaciuta molto la scelta dell’autrice, di rappresentare i vari personaggi della storia, e non solo ad Antonino, con gli ippopotami, che nel nostro immaginario è un animale goffo….perché tutti noi siamo uguali nelle nostre diversità, tutti noi possiamo essere ‘portatori di pentolini’!


La Signora Margherita, così mi è stata presentata da Marco Ius, (la decisione del nome è legata al vestito del personaggio), è la persona straordinaria che Antonino avrà la fortuna di incontrare. Margherita si interessa a quello che c’è sotto il pentolino e subito fa vedere ad Antonino che anche lei ha il suo pentolino:




Il tuo è solo un po’ più ingombrante. Vieni!

Perché per Antonino Margherita è una ‘fortuna’, cosa fa di così straordinario?




Intanto c’è, si avvicina, accoglie, non giudica, gli insegna a convivere con il suo pentolino, mostrandogli i punti di forza ma, soprattutto, si interessa ad Antonino, vede nella diversità la sua unicità, quello che c’è oltre il pentolino, la sua sensibilità, il suo talento, le sue qualità, il suo grande senso artistico e la sua capacità espressiva e, infine, prima di separarsi gli confeziona una saccoccia per il suo pentolino…perché sarà sempre lì, ma molto più discreto.



E alla fine anche gli altri riescono a vedere Antonino e non solo il suo pentolino




…eppure Antonino è sempre lo stesso.


Il mio lavoro mi porta spesso a ‘visionare’ ed entrare in contatto con i pentolini degli altri e, quello che ho imparato in questi anni di lavoro è che, per ciascuno, il proprio pentolino ha un peso specifico personale.


Non so se per loro sono stata una sorta di Signora Margherita, perché a volte è più facile trovarle per strada, per caso, per fortuna, proprio come è successo ad Antonino, che dentro ad uno studio professionale; il mio lavoro è stato aiutarli a confezionarsi la loro saccoccia personalizzata…

Questo albo illustrato mi ha colpito tanto, non solo per l’interesse professionale, perché in Antonino non ho visto solo i bambini, le persone che incontro nel mio lavoro, ma ho rivisto un po’ me stessa… anch'io da bambina mi sono sentita spesso un Antonino, nel mio pentolino c’era la mia totale sordità dall'orecchio destro (la mia disabilità) e l’essere figlia di emigranti del Sud condizione che mi faceva sentire sempre diversa dagli altri: meridionale a Genova, mia città natale, e ‘genovese’ nel mio amato sud.


Tornando al libro: ci sarebbero molti altri aspetti da approfondire, avrei potuto parlarvi della cornice teorica e della pedagogia che gira intorno alla storia di Antonino e che ci aiuta a leggerla meglio, di resilienza, della teoria dell’attaccamento e degli attaccamenti multipli, del modello ecologico nello sviluppo dei bambini… ma non volevo divagare, appesantire, togliere spazio ai veri protagonisti della storia. Per chi fosse interessato ad approfondire a titolo personale o per la propria professione vi segnalo, sempre a cura di Marco Ius e di Paola Milani il Quaderno Pedagogico Nuovi strumenti pedagogici per la scuola dell’infanzia, Educazione, pentolini e resilienza Pensieri e pratiche per co-educare nella prospettiva della resilienza a scuola, sempre edito dalla Kite Edizioni.





I bambini non sono problemi da analizzare ma persone da accompagnare.


Marco Ius ("Educazione, pentolini e resilienza" - Kite edizioni)


Dal libro illustrato di Isabelle Carrier La petite casserole d’Anatole è nato, ad opera di d’Eric Montchaud un cortometraggio di sei minuti candidato tra i migliori film d’animazione per i prestigiosi premi cinematografici César 2015.

Un augurio a tutti gli Antonini di fortunati incontri con la Signora Margherita!




Nadia Porfido

2 commenti:

  1. Ciao :) trovo questo libro di una delicatezza infinita, pur affrontando un tema importantissimo. Per me è adorabile <3 vi lascio il link della mia versione letta e musicata: https://www.youtube.com/watch?v=2R3XlbuJnQI
    Spero vi piaccia!
    Un abbraccio, a presto :) Giulia

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